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Assalti Frontali, “ci prendiamo cura delle persone con il rap”. Intervista

In occasione dell’uscita di Notte Immensa, ho pensato di contattare Assalti Frontali proprio per parlare con loro. Di spunti ce n’erano tanti. Non avendo avuto occasione nel 2022 sono partita col disco Courage, un disco nato e uscito negli anni della pandemia, e ho cercato di esplorare questi ultimi anni, la società, l’educazione dei bambini e come la musica sia cambiata.

Assalti Frontali non ha bisogno di presentazioni e credo che questa intervista faccia ancora più chiarezza su quello che “la banda” rappresenta oggi, in un periodo storico frivolo e rovinato dal capitalismo selvaggio.

Parto da qualche anno fa. Courage è un disco che è arrivato, praticamente, in piena pandemia. Mi piace definirvi degli antropologi, quindi vorrei farvi questa domanda: come ha cambiato le persone e la società la pandemia iniziata nel 2019?

Grazie di questa definizione, rapper antropologi, bello … ma in realtà noi, dico noi artisti tra molte virgolette, facciamo delle cose in modo istintivo, seguiamo il cuore, l’ispirazione, poi dopo un po’ capiamo cosa stiamo facendo. Sai, la vita è fatta di occasioni, e non sempre ce ne accorgiamo quando ci passano davanti … a me è capitato di incontrare degli antropologi che mi hanno spiegato quello che stavo facendo e dopo anni ho detto uauh quanto avevano ragione…

Nel ‘90, quando occupavamo l’università e cantavamo “Batti il tuo tempo”, venne a studiarci George Lapassade, grande professore della Sorbona di Parigi e ci stava sempre dietro, lì per lì mi dava anche fastidio che ci stesse sempre addosso, era una persona stupenda, parlava delle variabili che formano la società: l’istituito che afferma il potere dall’alto e l’istituente che è la forza creativa che spinge dal basso e l’incontro tra queste due forze forma la società, non c’è mai una vittoria o una sconfitta definitiva, è tutto sempre in movimento.

E dopo almeno trent’anni un altro professore di antropologia che si chiama Roberto De Angelis mi ha detto in un convegno: “noto che il rap di Assalti Frontali è passato dal rap delle barricate al rap dell’antagonismo di cura…”, temeva che mi arrabbiassi, ho invece adottato questa definizione, noi ora ci prendiamo cura del territorio, cura delle persone con il rap e se vuoi che ti dica come è cambiata la società dopo la pandemia te lo posso dire con una battuta:

siamo nella notte immensa, non ci sono punti di riferimento, vedo luci che splendono qui e là, molta guerra, molta rabbia repressa pronta a esplodere, soprattutto nelle scuole vedo questa rabbia, insieme a tanta genialità. Riprendendo quello che diceva Lapassade, la forza istituente è in una fase debole, ma cova sempre sotto la brace…”

Mentre tutto quello che concerne la musica? Com’è il post-pandemia?

Direi che ci sono delle cose che hanno accelerato, c’è tanto telefonino e questo significa sempre meno attenzione, meno concentrazione… le canzoni, ad esempio, durano di meno, la gente si stanca subito, fare tre strofe, per dirti un esempio, che era un classico degli anni ‘90 e primi duemila, è diventato davvero esagerato… tagliare, tagliare… troppe sollecitazioni, troppi stimoli che arrivano… poca attenzione alle parole, si può dire qualsiasi cosa e poi il contrario, chissene frega… anche per questo ho pensato a un titolo come “Focus sulle rime” … per dire attenzione a quello che diciamo… quello che diciamo è quello che pensiamo e quello che pensiamo si riflette su come viviamo.

Anche le vendite dei supporti fisici ne hanno risentito, sarei curioso di sapere chi va in classifica quanto vende davvero in copie fisiche, cd, Lp. Noi abbiamo una community che ci ama e ci sostiene e anche se può avere tutta la musica sul digitale prende lo stesso il fisico e questo di riempie di gioia, anche perché siamo completamente indipendenti.

 Voi come state dopo quel periodo?

Bene, certo soffriamo per quello che succede nel mondo, a Gaza in particolare, che è una cosa che non ci fa dormire, ma abbiamo intorno a noi tanta umanità, tanta comunità, voglia di fare, di vivere e produrre musica. Però se allarghiamo un po’ lo sguardo è un campo di battaglia pieno di macerie, di solitudine, di non senso, di non libertà.

A vostro avviso, cosa potrebbero fare le Nazioni per la situazione a Gaza?

Per prima cosa, ovviamente, smetterla di inviare armi micidiali a Israele, bombe da 2.000 libbre, aerei da guerra e tutto lo schifo che fanno i paesi occidentali. Poi, lasciare che il popolo palestinese si autodetermini. Autodeterminazione, è la parola magica. Nel mondo ideale non ci dovrebbero essere confini né nazioni ma popoli che convivono insieme.

Dopo questo riscaldamento arriverei al punto. Siamo qui per parlare del vostro nuovo disco: Notte Immensa. Come mai il disco arriva proprio ora?

Quello che mi ha davvero spinto a sbrigarmi, a stare concentrato fino al risultato finale era una cosa che avevo chiara in testa: per continuare a essere un rapper che sale sui palchi dovevo affrontare di petto questo periodo storico. E così è uscita Notte Immensa.

Avevo delle cose da dire. Ne avevo bisogno, mi assumo in prima persona la responsabilità, ho tirato tanto per realizzarlo nel più breve tempo possibile e ci sono riuscito grazie a un team fantastico, una banda che in parte viene da lontano e in parte si è formata in questi ultimi anni.

Un team produttivo che va da Luca D’Aversa a Disastro, il mitico produttore di LouX che è tornato alla produzione per questo nostro lavoro, a Bonnot che ci ha seguito da Tenerife dove si è trasferito, a Gianni Condina ingegnere del suono che sta a Torino, e poi la banda che sta con me al microfono, Pol G, Er Tempesta, Piaga, Ellie Cottino. Loro tre in particolare, Tempesta, Piaga e Ellie, sono nuove generazioni che mi danno tantissima energia, sentire le loro rime è che come dare nuova vita a delle parole che sembravano consumate e invece hanno ancora tantissima forza. Pol G, è il mio mitico socio della prima ora.

Assalti Frontali

Quali sono i temi portanti di questo ultimo lavoro?

Riflessioni sul nostro essere bianchi, occidentali, un tempo all’avanguardia nei diritti umani e nella democrazia, in realtà immersi in una società genocida 500 volte più cattiva del più cattivo terrorista … e cosa possiamo fare per ribellarci a questo … cosa possiamo fare per aiutare la resistenza e essere utili all’umanità … poi anche dialoghi con le nuove generazioni che ho fatto nelle scuole grazie ai laboratori rap e che sono diventate canzoni meravigliose, come “Più che si può” e “Lascia la mente libera”. C’è anche la gioia di vivere il territorio, il barrio, la comunità. 

Il vostro nome è storico. Senza offendere nessuno, Militant A può essere definito il front man, ma quando si parla di Assalti Frontali si respira la resistenza e il gioco di gruppo. Si può dire che esiste una famiglia allargata di Assalti Frontali e con voi, da qualche anno, c’è anche una donna che hai menzionato prima: Ellie Cottino. Come mai proprio lei? Si tratta effettivamente della prima donna che ha bazzicato nella vostra crew o ci sono state altre ragazze?

Ellie è una grande rapper di Torino che sta nel nostro giro da qualche anno, mi è piaciuta subito quando l’ho sentita, è fresca, determinata, spiritosa, consapevole … stiamo bene insieme sul palco, e questa è la base di un rapporto artistico per Assalti Frontali … ma ci sono state altre donne nella crew di Assalti, le 00199, il primo gruppo che faceva graffiti a Roma, Cheecky P, che cantava sui primi pezzi di Assalti e morì investita da una macchina, Sioux, che ha cantato su Terra di Nessuno, Conflitto e Banditi e preso parte a molti tour… erano gli anni ‘90 questi … però è vero che le donne durano meno nel rap, forse perché la maternità le costringe di più a fermarsi.

Per quanto mi riguarda la paternità ho cercato di viverla in modo completo anche da rapper, avere figli non è stato un ornamento da esibire, ma un modo di aprire nuovi mondi dove avessero un posto anche i piccoli insieme ai grandi, per fare insieme comunità, è stato in questo spirito che sono nate tutte quelle canzoni che ho fatto rivolte ai piccoli ma che piacevano anche ai grandi, il rap di Enea, dell’Orso Bruno, Simonetta …  

Mi ha incuriosita la copertina. Militant A assume quasi la forma di una mezza luna, avvolta nel buio. Qual è il concept che sta dietro a questa grafica?

Si, è come dici tu … è la notte immensa e ci sono delle luci che splendono e ci conducono nel cammino, è stata un’idea di Gianluca Staderini di Grafica X, il grafico con cui lavoriamo, ha pensato proprio al volto come un mezza luna nella notte immensa.

La domanda è personale. Quali sono le vostre luci, le stelle che nel buio voi seguite?

Nella canzone “Sognatori” dico… “noi fortunati con un sogno in testa/ siamo cresciuti liberi e liberi si resta…” … è da quando ero piccolo che sono attratto da persone rivoluzionarie, meravigliose che mi hanno indicato la strada: sentire le ingiustizie e in ogni luogo e forma possibile provare a riequilibrare la bilancia. Ribellarsi ai prepotenti, creare intorno a noi quell’atmosfera magica, umana, comunitaria che ci fa pensare che facciamo noi la storia e che tutto è utile, e che la conoscenza, la formazione, sono gli strumento più importanti per liberarsi e avvicinarsi alla felicità.

Qui vi chiedo un’opinione e un’analisi sulla scuola e l’educazione dei giovanissimi anche considerando il libro “Cambiare il mondo con il rap” uscito nel 2023. Quanto, secondo voi, incide sulla formazione di un bambino, quello che viene proposto dai grossi media nazionali?

I condizionamenti esterni incidono tanto. Oggi coi telefonini ancora di più perché entrano diretti, l’industria ci guadagna ed è felice, la scuola va male, invece, c’è un grande distacco tra le generazioni, quasi tutti gli studenti pensano che è una prigione e non vedono l’ora di fuggire … hanno anche ragione, pure io lo pensavo, ma avevo ben chiaro che il sapere e la conoscenza fossero la base per capire il mondo.

La scuola pubblica, laica e solidale, dobbiamo riprendercela, è la conquista di 200 anni di lotte, è la nostra scuola, è la possibilità per tutti e tutte di ambire a essere qualcosa nella società e non delegare questo solo ai figli dei ricchi che vanno nelle scuole e nelle università private. Dobbiamo far rivivere le assemblee di studenti, i cortei, i sogni, i pensieri, anche nel rap noi facciamo questo, perché venga nutrito quello spirito creativo che permetta alla forza istituente di cui parlava George Lapassade di essere potente e tornare a respirare una società più libera e giusta.  

Selene Luna Grandi

Italian journalist, creative and public relator. I moved to London in 2015 after several years of experience as war correspondent for some Italian Newspapers. I write, promote and I'm involved in projects about Medicine, Health, Urban cultures, Environment.

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