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Ecco perchè Beyoncé non girerà un video al Colosseo

Le illazioni (e l’ironia) fatta sul caso di un ipotetico video di Beyoncé al Colosseo sono state molte, da Alberto Angela al costo troppo elevato.

La notizia è dei primi di luglio di quest’anno: la coppia da copertina, Jay-Z e Beyoncè, dopo il Louvre, vuole girare un video al Colosseo.
I problemi però nascono sin dall’inoltro della proposta (il 2 luglio):
le date in cui i cantanti vorrebbero girare sono apparentemente già occupate dal re dei documentari in prima tv: Alberto Angela.

La notizia è stata subito smentita dal parco del Colosseo che ha precisato con una nota che per un evento così complesso occorre più tempo,(il 7 e l’8 luglio erano le date concordate per la registrazione).

L’entourage di Beyoncé e co. ha quindi insistito per trovare una soluzione e a questo punto sembra essere sorto un altro problema: i soldi.

Per la realizzazione di un evento del genere, la prassi, oltre al canone concessorio (250.000 euro per il Colosseo), prevede necessariamente l’individuazione di una causa benefica a cui devolvere ulteriori fondi specifici, con modalità da concordare.

Ovviamente, pur essendo una cifra importante (se paragonata al costo dell’affitto del Louvre che pare essere costato meno di 20.000 euro), lo staff degli artisti avrebbe comunque valutato la fattibilità dell’operazione, se non ci fosse il vero ostacolo: LA BUROCRAZIA che da sempre caratterizza le P.A. dello stivale.

La decisione quindi, di non girare un video all’anfiteatro Flavio è stata chiarita da un comunicato del Parco Archeologico del Colosseo. “In considerazione della complessità del monumento e della visibilità internazionale, l’iter doveva prevedere la presentazione con congruo anticipo di un progetto dettagliato in linea con le politiche culturali del Parco”.

Ergo: niente video e niente risalto delle nostre opere archeologiche; dovremo accontentarci di vederla in un’arena romana solo in compagnia di Britney Spears e Pink nello spot della Pepsi.

V

V nasce a Roma e sin da bambina, quando si divertiva a scratchare con gli inconsapevoli vinili di Mina acquistati in gioventù dalla madre, capisce che il suo scopo nella vita è conoscere quanti più suoni possibili (oltre a quello di essere bannata dalle pagine Facebook della Lega ovviamente). Influenzata dalla scena raver dei primi anni 2000 ama il suono della cassa a 4/4 avvolta da un sub sinusoidale. Manager e co-founder de “Il Rappuso”, attualmente lavora come producer e dj.

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