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Bullet Proof Soul, il disco di Flesha e Dok The Beatmaker. Intervista

Bullet Proof Soul è il disco ufficiale di Flesha e Dok The Beatmaker. Un piccolo capolavoro hardcore di appena dieci tracce che punta sul rendersi immuni alle avversità esterne.

Con loro abbiamo cercato di capire come è nato il disco, qual è il significato del titolo e come realmente ci si può schermare da critiche e opinioni esterne nella vita reale.

La chiacchierata è stata molto interessante e ovviamente vi consigliamo di farvi un’idea prima di ascoltarlo.

Bullet Proof Soul. Da dove arriva l’idea di questo titolo o, se vogliamo dire, metafora?

“Bullet proof soul” può essere interpretato metaforicamente come un’anima “antiproiettile” e rappresenta una persona che è diventata forte e resistente, capace di affrontare le difficoltà e di proteggersi dalle sofferenze della vita.

Nel contesto del disco, enfatizza il bisogno di essere immuni alle critiche, alle ostilità e ai giudizi esterni, di fare leva maggiormente sulle proprie forze e sul proprio credo per andare avanti, puntando solo su sé stessi e sulla propria essenza, senza scendere a compromessi. Non a caso il titolo dell’Album riprende il titolo della celebre canzone di Sade, che è stata reciproca fonte di ispirazione.

Il concetto è chiaro. Ma realisticamente voi come riuscite ad essere a “prova di proiettili”? Che tipo di percorso avete fatto? È sempre stato così facile?

La vita è una montagna russa: continui alti e bassi, continui Ups and Down per citare “Luci e ombre”
uno dei manifesti dell’album; non è facile resistere alle critiche, alle pressioni della vita, ai continui cambiamenti, soprattutto quelli negativi: viviamo in continua trasformazione, tutto è di passaggio, niente è più stabile, soprattutto in questo ultimo periodo, dove tutto deve essere esasperato ed enfatizzato all’inverosimile, c’è molta finzione, poca concretezza, metaforicamente indossiamo questa armatura per proteggerci da tutto quello che è negativo, la musica diventa una sorta di capsula di salvataggio.  

A volte rinchiudersi in se stessi non è sinonimo di negatività, anzi, il nostro viaggio introspettivo mira ad ispirare chi ascolterà il progetto e assimilerà il suo concept, è musica che cura lo spirito, salvifica, per citare i Goodie Mob (storico gruppo Rap di Atlanta) è “Soul Food”, cibo per l’anima.

Questo disco lo avete praticamente anticipato nel 2022 con un pezzo che si chiama Heavy Metal Gear. Come mai sono passati due anni per la pubblicazione del disco?

“Heavy Metal Gear” è stato un antipasto, la prima portata, è la traccia che ci ha convinti ad intraprendere questo viaggio musicale assieme. Inizialmente quella canzone era nata come un singolo fine a se stesso, dopodiché, lavorando alla stesura dell’album, abbiamo deciso di inglobarla nella tracklist, proprio per valorizzarla e contestualizzarla all’interno del progetto.

Il disco ha avuto una lunga gestazione, abbiamo scartato tracce che inizialmente ci convincevano, abbiamo rielaborato parecchio materiale, da alcuni testi ad alcune produzioni, proprio le strumentali hanno avuto bisogno di un lavoro certosino: Enrico Muscardin (giovane polistrumentista padovano) ha risuonato la maggior parte dei samples, dando il suo tocco magico; per dare alla luce un buon progetto ci vuole tempo ed è fondamentale essere meticolosi e precisi, “Bullet Proof Soul” si è fatto attendere, ma la qualità dell’Album, per quanto ci riguarda, ci riempie di soddisfazione.

In questi due anni cosa avete fatto?

Musicalmente parlando, abbiamo collaborato con parecchi artisti e ci siamo focalizzati sul nostro disco, per quanto concerne la vita pratica invece, abbiamo affrontato diverse avversità che questo periodo ci ha messo davanti: entrambi veniamo da un’annata particolarmente difficile a livello personale, dove la musica ci ha aiutato a riemergere e a rialzarci in piedi, abbiamo messo il cuore per questo Album, “Bullet Proof Soul” è stato il nostro flusso di coscienza, un progetto istintivo dove l’ascoltatore può percepire quanto questa sofferenza convertita in musica abbia portato dei benefit, l’obiettivo in primis è STARE bene e FARE stare bene l’ascoltatore. In questi 2 anni non siamo rimasti con le mani in mano, abbiamo lavorato duramente per arrivare fino a qui, a testa alta sempre.

Il vostro disco ha innegabilmente un concept. Quanto è difficile seguire una linea ben definita durante la preparazione di un album?

Creare un album con un concept ben definito è un processo affascinante ma anche impegnativo. Mantenere una coerenza narrativa o tematica richiede una forte disciplina creativa e una visione chiara fin dall’inizio.

Non è facile seguire un filone unico, per questo definiamo “Bullet Proof Soul” un’armatura, dove i pezzi che vanno a comporla sono uno spaccato della nostra vita e godono di una propria fisionomia, di un proprio stile: da “No Bullshit” a “John McClane”, che costituiscono l’anima più autocelebrativa del progetto, passando per “La festa non finisce mai”, che descrive l’aspetto più goliardico e festaiolo dell’Album, a tracce come “The Truest” che richiamano più ad un gusto classic, a canzoni come “Tempo” o “Cocito” che enfatizzano aspetti più nostalgici e introspettivi.

Ogni traccia è unica nel suo genere, abbiamo cercato di non ripeterci troppo, di seguire una nostra linea, speriamo di essere riusciti nel nostro intento.

Come vi siete organizzati per lavorare al disco? Come è lavorare a quattro mani piuttosto che fare scelte indipendenti?

Abbiamo fatto squadra, questo è il gioco-forza dell’Album: ogni scelta è stata condivisa, ponderata, discussa, abbiamo lavorato assieme sulla scelta di ogni produzione e di ogni lirica, è stato stimolante per entrambi, è capitato di lavorare back-to-back in studio, come di mandarci il materiale a distanza, da questo punto di vista siamo stati molto flessibili, non è stato un lavoro pesante, quando tra artisti c’è sintonia nasce quella “Magia” che solo la musica può creare, abbiamo fatto tesoro di questa esperienza per riportarla fedelmente sul disco.

Quale credete che sarà il feedback del pubblico?

Speriamo in un riscontro positivo, alcuni amici ed alcuni addetti ai lavori hanno già avuto l’opportunità di ascoltarlo, e i riscontri sono stati incredibilmente positivi. Ci hanno detto che, oltre ad essere un progetto autentico, ogni pezzo sembra raccontare una storia unica. Una cosa che ci ha reso particolarmente felici è che ognuno trova una traccia diversa come preferita, il che significa che c’è qualcosa per tutti, speriamo che venga apprezzato positivamente, se così non fosse siamo consapevoli di aver probabilmente dato alla luce il progetto musicale più completo della nostra discografia, questo basta.


Sono dieci tracce. Non tantissime. Come mai questa scelta?

Abbiamo voluto concentrarci sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Ogni traccia per noi rappresenta qualcosa di importante, e non volevamo riempire l’album con brani che non ci convincevano al 100%. Effettivamente “Bullet Proof Soul” è costituito da 8 tracce più un’intro e un’outro, per qualcuno potrebbe sembrare un progetto “alla vecchia”, ma considerando che viviamo in epoca dove la musica “Fast Food” la fa da padrona, questo tipo di disco può risultare una valida alternativa a tutta l’immondizia musicale che tutti i giorni le radio e le playlist ci propinano.

Consideriamo inoltre, che la soglia di attenzione si è abbassata sensibilmente, oggi come oggi non possiamo più proporre Album da 15-20 canzoni, non vengono recepiti a dovere, la gente non è più in grado di ascoltarsi un disco, soprattutto in questi anni dove l’approccio alla musica equivale alla visione di un Instagram reel o di un video su TikTok.

10 tracce sono il giusto compromesso, piuttosto che proporre un progetto di 30 canzoni dove, se va bene, se ne salvano 3-4, abbiamo concentrato il tutto in 10 tracce. Less is more.

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