Due chiacchiere con Iastimo: come vivere in una società che non ti aiuta a farlo?
Iastimo pubblica il 4 ottobre 2024 il nuovo album “Tutto Normale”, prodotto da Farina e distribuito da Orangle Records.
Nome d’arte del messinese Giuseppe Comunale classe 1979, Iastimo si approccia all’Hip Hop dalla metà degli anni ‘90 e fino agli anni 2000 registra vari pezzi con l’amico Iskra per Innesti Sonori. Poco dopo, grazie anche all’amicizia con Mirko Miro, Demore e Nino Fuze, danno vita ad un progetto musicale rinominato “Malebba”, registrando due album.
Giuseppe nasce con una disabilità motoria per via di una malformazione congenita: Iastimo ne esprime pensieri e vicende, poiché anche se “in questa vita non c’è niente di normale” (Iastimo, “Tutto Normale”) l’artista è riuscito a viverla con una pienezza che non si addice a tutti.
Appassionato di sport fin da piccolo, già in età scolare si cimenta con basket, skateboard e calcio.
Crescendo pratica boxe e arti marziali, disputando gare anche con atleti normodotati. Nel 2007 si accende la passione per lo snowboard, che lo porterà solo due anni dopo a far parte della Nazionale Italiana Disabili di snowboard, gareggiando in varie Coppe del Mondo e Mondiali fino alla partecipazione ai suoi primi Giochi Paralimpici Invernali di Sochi (Russia) nel 2014. Tutt’ora pratica para ciclismo, iscritto nella squadra Peppe Molè.
Come accennato in precedenza, il 2024 sancisce per lui il ritorno nella scena musicale.
Ci siamo permessi di fare qualche domanda a Iastimo, sviscerando insieme i pilastri che tengono in
piedi l’album:
Ascoltare ed entrare dentro questo progetto è stato molto toccante, oltre che interessante:
l’alternanza tra i vecchi ricordi dell’artista e temi conosciuti e vissuti da molti di noi crea un connubio
perfetto di intimità e denuncia sociale.
Tutto inizia con uno spettacolo dove il nostro artista è il “capocomico”, senza però che lo show sia gestito da lui: in “zoppo” capiamo infatti l’ironia nel descrivere un teatrino quotidiano, dove episodi di bullismo e prepotenza venivano spesso soffocati dallo stesso Iastimo grazie al rifugio nell’arte (letteratura, cinema, musica e quant’altro). Molte sono le citazioni che ritroviamo in riferimento a questi mondi, che spesso ci salvano da quello dove la realtà ci ha posto.
Credi che la cultura sia una buona arma contro l’ignoranza, credi che possa salvare, in certi momenti? Quanto ha inciso quest’ultima nel modo di vivere le persone intorno a te?
Ho sempre pensato che la cultura abbia la capacità di aiutarci a comprendere le cose. La comprensione delle cose e poterle osservare con occhi pieni di altri “mondi” aiuta se non altro ad avere un confronto autorevole con l’ignoranza. Non si batte l’ignoranza, perché è viscerale.
Annidata, ormai spesso, tra le persone di cultura.
In “Bravo presidente” è esplicita la polemica contro l’ipocrisia della politica, supportata dalla superficialità d’un gregge che batte le mani senza porsi domande: pensi che l’Italia sia un paese ormai “destinato a morire” come molti credono, o c’è un qualcosa (o qualcuno) in cui riponi la tua speranza per un futuro migliore e più consapevole?
È già bello che morto, e i sopravvissuti, con le poche forze rimaste stanno cercando di riportarsi a galla. Sono convinto che sia morto da tanto tempo e le poche persone in cui nutro speranze, sono quelle che hanno trovato un varco nelle ceneri della distruzione per risalire, lentamente e completamente “inzozzati” dal marciume rimasto dopo il decesso.
Legandomi alla domanda precedente, risulta inevitabile aprire una parentesi: in “Cerebro” le tue parole si rivolgono, con un percepibile rammarico, ai ragazzini che vivono nell’illegalità, una “lotta fratricida” così come la definisci tu stesso all’interno del singolo. Queste realtà sono evidenti nelle regioni del Sud Italia ma sono diramate in tutta la penisola.
Da cosa è dovuta, a tuo parere, la scelta di questi ragazzi? E soprattutto, secondo te si tratta sempre
di una scelta consapevole, o parliamo di una decisione in qualche modo condizionata dal contesto,
come se spesso i singoli in una determinata situazione non avessero “altra opzione”?
Siamo sempre portati a credere che i ragazzini, siano sempre ragazzini. Una società che corre talmente veloce che su “Alfabeto Denso” abbiamo cercato di raccontare tramite la differenza di linguaggio. I giovani hanno le capacità di reperire informazioni, di confrontarsi e di sviscerare argomenti molto più facilmente di quando ero ragazzino io. Sono consapevoli ma non dovrebbero esserlo solo per certi. Probabilmente gli mancano tutta una serie di strumenti per ponderare la scelta. Quindi sono consapevoli ma mancano di strumenti.
La denuncia continua in “Massificati”: una provocazione contro una massa informe ormai addomesticata da TV, social o qualsiasi altro media che si sia infiltrato nella nostra quotidianità creando una “Social fiction” di massa, citando un altro singolo dell’album.
Tutto ciò porta a quello che nella final track vediamo come un mondo “Orrendo”.
Dove trovare la cura in una società malata? Con “Semplice” Iastimo ricerca “le cose semplici come
una volta” in mezzo alle cure effimere della società, come droghe e dipendenze.
A riguardo, mi chiedevo: come combattere l’assuefazione delle menti in una società che lotta contro
il pensiero critico? quali sono state le cose “semplici” nella tua vita a cui ti sei aggrappato per non
divenire “massificato”?
Senza dubbio l’HipHop! Quando ero giovane, era semplice: ti incontravi con persone che riconoscevi
da un pantalone largo o dalle dita sporche di vernice per un pezzo fatto la notte prima. Lo sport mi
ha insegnato che il tuo corpo e la tua mente sono strumenti importantissimi e devi allenarli, sempre.
I rapporti umani, come la famiglia e gli amici sono stato fortunato in quanto ho avuto e ho tutt’ora accanto persone semplici e stupende.
In “Love Audio” parli dell’HipHop: con la collaborazione di Fantomas, vecchio rapper attivo già dai primi anni ’90 nei Fuori Fase, ci raccontate dell’amore verso questa cultura.
Cosa hai ritrovato nell’HipHop che mancava e di cui avevi bisogno nella realtà di tutti i giorni?
Un modo per gestire emozioni di cui non conoscevo il nome, ma che esplodevano. Potevo, e posso,
esternare me stesso in forme che in altri contesti ho sempre faticato a condividere. L’Hip Hop mi ha dato, tra le tante, una cosa molto importante: la voglia di conoscere.
Molti sarebbero gli argomenti, troppe le dinamiche di cui fare esperienza per poterne parlare. Il dolore vissuto è difficile da esplicare, il quale rende ancor più disarmante il tuo approccio, Iastimo, alla vita stessa. “Questa vita l’ho vissuta come fosse normale”: così scrivi e così ti presenti alle orecchie degli ascoltatori. Ma questa, credo sia una forza in più: la forza di svegliarsi ogni giorno e fare affidamento su se stessi, sulle proprie capacità, sull’amore che ricevi.
Mi chiedevo, quante volte hai dovuto fare affidamento solo su questi aspetti, sentendoti come ignorato dalle istituzioni? Credi che la disabilità nelle sue forme più molteplici sia un tema che la politica dovrebbe trattare con più cura e coinvolgimento?
È ancora trattata come un argomento per fare propaganda e campagna elettorale. Ho sempre avuto
uno scontro più che un incontro con le istituzioni. Parlando della mia città, Messina, qui le cose peggiorano perché oltre a scontrarsi con l’indifferenza della politica si deve tener conto delll’ignoranza dei cittadini.
I temi di cui hai trattato hanno una rilevanza da non sottovalutare: quando avremo l’occasione di sentirti in live?
Per adesso mi sto godendo l’uscita dell’album e non ho ancora iniziato a pensare ad un live. Vorrei iniziare da qui, da Messina, per una presentazione ufficiale dell’album.
Lasciaci con un saluto, o se vuoi con qualche spoiler di progetti futuri.
Vi ringrazio per il modo in cui avete trattato quest’intervista. Grazie davvero. Sto collaborando con
altri artisti, continuando questo cammino nel mondo della disabilità. Presto usciranno nuovi singoli.