Intervista a Yuro, tra south e senso di smarrimento
Progetto nuovo e che si presenta con il suo secondo singolo. Cosa ti ha portato a lanciarti artisticamente come Yuro e cosa vorresti che arrivasse a chi ti ascolta?
Cio che sento mi abbia lanciato artisticamente è il bisogno di ritagliarsi uno spazio in cui poter essere sé stessi senza alcun tipo di filtro. Specialmente dopo anni di fermo, ritrovare una propria dimensione ed un flusso da seguire è una sensazione fantastica che porterò avanti con sempre più dedizione.
Ciò che vorrei arrivasse a chi mi ascolta è nient’altro che una visione chiara di me in cui le mie parole possano far da ponte tra la mia vita e quella di ogni ascoltatore. E’ una visione della musica che definirei terapeutica, in cui mi auguro chiunque mi ascolti possa o riesca a rispecchiarsi, l’obbiettivo è quello.
Sonorità fresche e un linguaggio attuale, dove il contorno musicale è ampio e ricercato. Quali sono le tue influenze musicali?
Mi piace l’idea di riuscire a rendere attitudine e linguaggio due fattori complementari nella mia musica, ciò è dovuto sicuramente a molte delle mie influenze musicali nella scena urban tra cui: Juice Wrld, Mac Miller, Yung Lean, 6Dogs, Ye, Kodak Black e molti altri.
Non tutti ricadono nello stesso stile che si trova nei miei progetti, tendo a prendere molta ispirazione anche da artisti che riescono a farmi vivere la musica sotto altre mille sfaccettature, tra cui:
George Harrison, Ozzy Osbourne, Steve Wonder, Fabrizio De André ecc..
‘Come nasce ‘’OD’’ e cosa rappresenta il titolo?
“OD” nasce come un vero e proprio stato d’animo prima ché un progetto effettivo, un mood cupo andato a protrarsi per un periodo con cui tutt’ora spesso capita di dover far i conti, dove ciò che è la morbosità della propria comfort-zone si scontra con il bisogno ed il volere di metabolizzare il tutto e trasformarlo in musica. Il titolo rappresenta ciò, una vera e propria overdose di emozioni in cui però la rivalsa riesce a prendere il sopravvento su tutto ciò che c’è stato di negativo e mi ha accompagnato durante gli ultimi mesi.
In un contesto confusionario come il mondo che descrivi attorno a te, esiste una sorta di ‘’luogo di pace’’ dove ritrovi il tuo equilibrio? Una bussola che può indirizzarti verso un miglioramento?
Riesco a trovare un equilibrio e spronarmi al contempo quando sono in studio, lì riesco a sentirmi vivo e davvero concentrato al 100% su ciò che sto facendo, una sensazione che sento non riuscirei a ritorvare con facilità in nessun altro luogo.
Devo molto anche alla mia famiglia che vedo sempre meno ma non ho mai sentito lontana, uscire dalla mondanità spesso mi aiuta a non perdere il focus e tornare a casa di tanto in tanto credo non possa fare altro che farmi bene.
Nel testo dici: ’’giro da sempre e non so più chi ero’’. Nel tuo percorso di vita, quante volte hai vissuto dei cambiamenti importanti e come sei riuscito ad affrontarli?
Uno dei primi cambiamenti importanti per me è arrivato subito dopo aver concluso gli studi.
Poco prima che diciannovenne sono stato all’estero per un po’ sentendo subito bisogno di dover cambiare aria ed area, successivamente mi son trasferito a Roma dove sono tutt’ora e ne sono molto felice perché qui sento di star ritrovando un po’ di balance sotto tutti gli aspetti, sia personali che artistici.
Tendo a vivere i cambiamenti con enfasi, riesco ad avvertirli come stimoli e ciò mi dà la forza di provarci continuamente. Essere tornato in studio con nuove idee ed un nuovo team che mi segue dopo anni è l’esempio calzante di un cambiamento che non vedo l’ora di portare avanti fino in fondo!