Mentre Los Angeles Brucia, Fabri Fibra droppa il disco

Mentre Los Angeles Brucia, Fabri Fibra racconta l’incendio dentro di sé
Mentre Los Angeles Brucia è l’undicesimo album in studio di Fabri Fibra, disponibile ovunque da Venerdì 20/06/2025.
Siamo nell’epoca in cui i primi a recensire un disco non sono più i critici musicali né tantomeno i fan, ma migliaia di utenti del web che commentano, criticano e danno giudizi nei commenti e nei contenuti social, spesso ancor prima che il disco esca o venga realmente ascoltato. Fabri Fibra, all’alba del suo undicesimo album in studio, lo sa bene. Eppure, non gli è mai interessato. Non ha mai fatto musica per inseguire numeri, trend o approvazione: l’ha sempre fatto per necessità, per esigenza personale.
Mentre Los Angeles Brucia nasce esattamente da questo bisogno, da una spinta interiore sincera, priva di filtri e strategie. E in questo disco l’esigenza era chiara: raccontare e raccontarsi, senza maschere, senza l’urgenza di convincere nessuno. Fibra ha sempre scritto per sé prima ancora che per il pubblico, e oggi, mentre tutto attorno cambia e brucia, torna a farlo con la lucidità e l’onestà di chi ha ancora qualcosa da dire, ma anche da capire.
Da una vacanza a Santa Monica all’undicesimo album in studio
Tutto parte da una vacanza a Santa Monica, che si trasforma quasi per caso in un nuovo inizio creativo: lì Fabri Fibra si incontra con Chef P, e da quel momento comincia a raccogliere beat, ascoltare strumentali e registrare provini, dando forma, nel giro di due anni, a un racconto personale fatto di immagini, emozioni, incastri interiori.
A completare il puzzle ci sono mesi intensi in studio con Marz, che danno coesione e sostanza a un disco che Fibra ha costruito senza ansia da prestazione, lasciandosi guidare dai contenuti più che dai trend. È in questo contesto che inizia ad apparire ovunque la frase “Mentre Los Angeles brucia”. Una frase che ritrova anche in una notizia che diceva: Mentre Los Angeles brucia muore David Lynch, indicando quanto la vita – la nostra, quella degli altri – continui imperterrita anche mentre il mondo sembra andare in frantumi. Da qui il titolo del disco.
E mentre tutto brucia, lui, come ciascuno di noi, è alle prese con l’incendio interiore da spegnere. Lo dice chiaramente nella title track, uno dei pezzi più belli e simbolici del disco, anche dal punto di vista produttivo:
Mentre Los Angeles brucia continua questa mia fuga, forse è soltanto una scusa e la tastiera s’è fusa
L’Avvelenata di Guccini e l’autoironia che da sempre caratterizza Fibra
Come già avvenuto con Caos che si apriva con una citazione di Gino Paoli, anche qui l’incipit è affidato a un maestro della musica italiana: Francesco Guccini. Il riferimento a L’Avvelenata non è casuale, perché quel testo incarna lo spirito critico, la frustrazione e l’autoironia che da sempre attraversano l’idea stessa di musica secondo Fibra. Lui, che ha sempre ascoltato la musica italiana, ha da sempre l’ambizione che il rap venga riconosciuto alla pari degli altri generi nazionali. Non perché ne abbia bisogno, come dice, ma perché ha sempre vissuto per questo: fare rap come forma legittima, profonda e credibile di espressione. Questo disco, in fondo, è proprio questo: un nuovo capitolo onesto, urgente, senza filtri. E tremendamente umano.
Dentro Mentre Los Angeles Brucia (spoiler: non si parla delle bonus tracks)
In Mentre Los Angeles brucia, ogni brano sembra nascere da un’esigenza diversa, ma tutti restituiscono una coerenza profonda, figlia di un progetto pensato e vissuto.
In Karma Ok riflette sulla propria vita e carriera con un mix di ironia, cinismo e consapevolezza. Alterna momenti intimi, come la morte del padre e la pressione dell’età che avanza, a stoccate contro l’industria musicale e la società superficiale. Il tono è diretto, disilluso ma lucido: nonostante tutto, tra dolori passati e sfoghi taglienti, afferma il suo equilibrio precario e la sua centralità nella scena. Il ritornello, ripetitivo e martellante, fa da mantra per restare in piedi, con la “mano ferma” e il “basso” come unica guida.
Come finirà? è un brano sincero e crudo, dove il rapper si mette a nudo tra ricordi dolorosi, amore, sesso e traumi mai superati. La ripetizione del ritornello diventa una richiesta disperata di senso, in un mondo in cui tutto sembra effimero. Fibra alterna immagini intime e personali a riflessioni più profonde, come il ricordo della violenza domestica vissuta da bambino. Il beat malinconico accompagna versi che parlano di fragilità maschile e bisogno di connessione reale. Qui non si cerca l’effetto, ma il pezzo colpisce proprio per la sua verità.

Nel brano Tutti Pazzi, Fabri Fibra critica con ironia e lucidità la società moderna, dominata dai social, dalle fake news e dall’odio online. Attraverso un linguaggio tagliente e provocatorio, denuncia l’alienazione causata dalla dipendenza digitale, dove violenza e superficialità si diffondono dietro lo schermo. Il telefono diventa simbolo di una follia collettiva, in cui tutto è spettacolo e niente è autentico. Fibra non moralizza, ma ci sbatte davanti allo specchio del nostro tempo. Come ha sempre fatto.
Tossico, nato con Pietrino (Chef P), evolve da uno sfogo anche un po’ per gioco in freestyle su un tossicodipendente, ad un pezzo su persone tossiche, a livello emotivo e relazionale. Molti avranno pensato a una o più persone specifiche, inevitabilmente.
Sbang: l’amore per il TruceKlan e la voglia di tornare a collaborare con Noyz in un suo disco
Sbang con Noyz Narcos, invece, è un’operazione chirurgica: un’incursione ruvida nel suono di oggi, una provocazione alla trap, al gusto giovanile violento e posticcio. “Volevo qualcosa di ignorante, ma credibile” ha dichiarato Fibra, e per farlo è andato dritto al cuore di quel rap romano ruvido e gotico che ha sempre ammirato, affidando a Noyz la licenza per uccidere il beat.
Cercavo un pezzo ignorante che fosse alla moda, qualcosa che andasse ad infilarsi in mezzo a tutti gli ascolti dei ventenni (parlo di tutta questa trap piena di violenza gratuita) ma volevo farlo con qualcosa che fosse credibile. Così sono andato da Noyz al Propaganda Studio, dove fanno i tatuaggi. Io sono cresciuto con il rap romano del TruceKlan, un rap che è più di significato che di rime, quello spirito gotico di cui sono sempre stato fan. Visto che sono molto paranoico e non voglio far girare mai niente sono fisicamente andato da lui per fargli ascoltare quello che avevo. Io avevo le idee chiare: volevo fare una cosa aggressiva, qualcosa che potesse arrivare a dare fastidio alla trap di adesso, alla generazione di Harry Potter.
In Mentre Los Angeles Brucia Fibra dà spazio alle nuove generazioni, ma con gusto
Che gusto c’è, con Tredici Pietro, è una riflessione pungente sulla noia contemporanea: che gusto c’è a criticare, se tutto è così piatto? Eppure, proprio questo appiattimento, dice Fibra, è lo stimolo a colpire.
Salsa Piccante è un brano ironico e sensuale in cui Fabri Fibra, Gaia e Massimo Pericolo giocano con doppi sensi e metafore. Il ritornello di Gaia è fresco e accattivante, mentre le strofe di Fibra e Massimo Pericolo mescolano desiderio, sarcasmo e immagini vivaci. Impossibile che il beat non rimanga in testa. Un mix brillante di ironia, stile e provocazione.
Milano Baby, nato con Petrella e Zef, è una dichiarazione d’amore e conflitto verso Milano: la donna da conquistare se vuoi farcela nella musica, che dà tanto ma pretende e consuma. La voce eterea di Joan Thiele aggiunge un’aura magica, evocando immagini differenti in chi ascolta.
Con Stupidi, insieme a Papa V e Nerissima Serpe, il cerchio si chiude: un pezzo manifesto per spiegare come oggi, per essere capiti o ascoltati, tutto vada semplificato, reso “stupido”. Non è Fibra ad esserlo diventato, è il gioco ad esserlo. E lui, come sempre, sa come muoversi dentro le sue regole senza smettere di dire la verità. Vi lascio il video perché credo sia un gran capolavoro.
Un disco, due anime: Mentre Los Angeles Brucia è un viaggio alla ricerca del bene nel male
Con Mentre Los Angeles brucia, Fabri Fibra firma un progetto che si divide nettamente in due anime, a rappresentare le due facce che da sempre abitano il suo percorso artistico. E in effetti la prima parte è dominata dal Fibra provocatorio, cinico, ironico, quello che osserva la società e la sbeffeggia senza filtri, trasformando la rabbia in satira, e la disillusione in un’irriverenza tagliente. Nella seconda metà del disco torna una forte componente introspettiva, lo sguardo rivolto all’interno, al tempo che passa, alle relazioni con sé stesso e con il mondo. Domina inoltre una scrittura nitida, sobria, disincantata, che rinuncia agli eccessi per lasciare spazio alla profondità.
Cyberbullismo e nuove generazioni: un racconto tanto forte quanto attuale. Un messaggio di speranza e un abbraccio a chi sa cosa si prova
In Tutto Andrà Bene, Fabri Fibra affronta con coraggio temi durissimi: la storia di una ragazza vittima di revenge porn e quella di un ragazzo schiacciato dal bullismo. Due ritratti lucidi, senza filtri, che raccontano il peso dell’adolescenza oggi, dove tutto viene amplificato, esposto, giudicato. Impossibile non pensare ad “Anna e Marco” di Lucio Dalla: stessi nomi, stessa età fragile, ma esiti profondamente diversi.
Laddove Dalla lasciava spazio a una fuga romantica, quasi salvifica, Fibra non addolcisce il finale. Qui non c’è lieto fine: c’è la realtà, nuda e brutale. Eppure, è proprio nel ritornello che si trova una luce. È lì che Fibra lancia un appello accorato, rivolto a chi ascolta e magari si ritrova in quella solitudine. È un invito a resistere, a promettere che si continuerà ad andare avanti, anche quando sembra impossibile.
Un messaggio diretto a chi è sull’orlo: “Promettimi che tutto quanto poi andrà bene” non è solo un augurio, ma una richiesta disperata e piena d’amore.
Mio Padre e Figlio: due tracce che si parlano
L’introspezione in Mentre Los Angeles Brucia si spinge forse oltre ogni altro disco pubblicato finora. Nella traccia Mio padre, Fibra affronta per la prima volta in modo diretto e vulnerabile il tema del padre assente, offrendo una chiave potente per comprendere molte delle ombre che hanno attraversato la sua scrittura nel tempo. Il brano si chiude con una barra struggente:
Mio padre è morto non l’ho mai visto sorridere, fanculo, come se dalla sua vita non avesse avuto tutto, eppure sono qui che ancora ne parlo come se fossi incastrato nel passato, un ostaggio, che potevo diventare padre anch’io c’hai pensato? Questa qui la dedico a mio padre, tempo sprecato.
Una riflessione amara che diventa, a tutti gli effetti, una lettera al “figlio che mai avrà” – un’ipotesi non certa, ma che Fibra, alla soglia dei cinquant’anni, inizia a contemplare con lucidità. Ma non è questo il focus.
Figlio è, per chi con Fabri ci è cresciuto, molto più di un semplice pezzo: è la dichiarazione finale di un fratello maggiore che ha raccolto quanto seminato lungo il suo viaggio. Per chi ha saputo ascoltarlo davvero negli anni, questo brano suona come un lascito, una presa di coscienza, quasi una chiusura del cerchio.
Per le nuove generazioni, invece, sarà una lettera di un padre mai conosciuto, che elenca con onestà e malinconia i suoi errori e ciò che ha imparato. Un’eredità emotiva e valoriale che arriva oggi, proprio mentre Fibra sembra pronto ad abbandonare definitivamente la vita in major. Forse per tornare all’indipendenza, forse per iniziare un nuovo capitolo, ma con la consapevolezza che qualcosa, nel frattempo, lo ha già lasciato a noi.
Verso un esodo positivo Mentre Los Angeles brucia
La voglia di vivere, di riscatto, di sentirsi davvero presenti è il filo conduttore di tutto Mentre Los Angeles brucia, ma in Vivo trova la sua massima espressione. Su un campionamento di “Vivo”, di Andrea Laszlo De Simone, Fibra elenca tutto ciò che lo ha fatto sentire vivo: i motorini sul lungomare, il calcio in strada, il primo live dei Sangue Misto, gli errori, gli eccessi, gli amori fugaci. Tutto ha avuto senso solo per mantenere acceso quel fuoco interiore. L’ultima cosa che cita, ma la più importante, è il rap: la vera costante, la linfa vitale. È grazie a lui che Fibra si sente ancora oggi vivo, nonostante tutto, nonostante il caos del mondo.
Cometa: Il titolo evoca un’immagine potente, quasi apocalittica. Ma cosa c’è di non apocalittico nelle notizie che ci circondano? In un mondo segnato da crisi e violenza, l’indifferenza sembra essere la nostra arma più comune, l’egoismo un tratto condiviso. Fibra fotografa questa realtà con lucidità, ma lascia spazio anche a una riflessione più luminosa: se la cometa può essere simbolo di fine, può esserlo anche di bellezza e passaggio. Ognuno di noi può essere una cometa: luce che attraversa il buio, lasciando un segno. Il beat è leggero, il testo è profondo. C’è malinconia, ma anche voglia di vivere e resistere. Perché, anche davanti alla fine, resta il desiderio di godersi il viaggio.
Verso altri lidi
Servono parole? Evergreen.
E quindi?!
Il titolo del disco stesso evoca un’immagine potente: mentre tutto brucia, Fabri Fibra osserva e racconta. È il disco di un artista che non rincorre, che non urla più ma incide, che sceglie la sottrazione come forma di autenticità. Un’opera matura, duale, attraversata da sarcasmo e malinconia, ma anche da tanta positività e capacità di lettura della società, cosa che da sempre lo caratterizza. Le bonus tracks naturalmente sono la ciliegina sulla torta ma non ne parleremo qui!
Per ora possiamo solo dirvi di ascoltare il disco, di farci sapere cosa ne pensate e di seguirlo nel FESTIVAL TOUR 2025 che avrà inizio dal 7 Luglio al Circo Massimo. Non fatevelo raccontare!!!