Met Fish torna con “Plastic FreeStyle” – un inno all’autenticità feat Lord Madness e DJ Taglierino
Met Fish è tornato. C’è chi fa musica per seguire la corrente, e chi la corrente decide di romperla. Met Fish appartiene alla seconda categoria. Con il nuovo singolo Plastic FreeStyle, realizzato insieme a Lord Madness e DJ Taglierino, l’artista romano riporta al centro la sostanza: un rap ruvido, viscerale, libero da qualsiasi logica di mercato.
Il brano nasce come dichiarazione d’intenti e come manifesto contro quella “musica di plastica” che, troppo spesso, soffoca l’autenticità artistica. Su un beat cupo e potente, costruito da Met Fish con campionamenti, pad e break dalla resa cinematografica, le barre si alternano come fendenti. Lord Madness – sempre incisivo, sempre lucido – amplifica il messaggio, mentre Taglierino cesella il tutto con scratch dal sapore classico, a metà tra omaggio e ribellione.
Il titolo stesso dato da Met Fish gioca con le parole: “Plastic FreeStyle” richiama il concetto di “plastic free”, ma declinato in chiave musicale. Nessun artificio, nessun compromesso: solo libertà e coerenza. Il risultato è un pezzo che suona come un ritorno alle radici ma guarda avanti, fedele alla missione di Met Fish di unire tecnica, ricerca e verità.
Dietro il brano c’è una storia lunga quasi vent’anni. Dal writing – con cui tutto inizia nel 2006 – ai progetti che ne hanno scandito la crescita, da All Eyez on Met a Meraki, fino a Ikigai (2024). Met Fish non è solo un rapper, ma un produttore e sound engineer che ha attraversato mondi, collaborando anche con artisti internazionali e sperimentando tra techno e trance.
La cover, firmata da Simone Barbieri (Rap Doom), sintetizza perfettamente il concept: un pagliaccio che rappresenta l’artista pronto a mascherarsi pur di compiacere il mercato. Un’immagine cruda, ma reale.
Plastic FreeStyle è autoprodotto e pubblicato per Alea Iacta Lab. Disponibile ora su tutte le piattaforme digitali, è molto più di un singolo: è una presa di posizione, un atto di resistenza, un promemoria per chi crede ancora nel rap come forma d’arte e non come merce.
