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Mobb Deep, Infinite è una nuova genesi

Mobb Deep, Infinite. Il 10 Ottobre 2025, l’album postumo del duo hardcore che ha segnato il panorama del rap mondiale è stato concesso al pubblico e alla critica musicale.

L’attesa era spasmodica, le trappole innumerevoli. Pubblicare un disco postumo è un’arma a doppio taglio estremamente affilato: il rischio di scadere nella banalità e nel marketing sono fattori da gestire con accuratezza.

La morte di Prodigy ha segnato la vita di Havoc e Infinite è un omaggio alla sua memoria impressa nel cuore degli appassionati di un certo tipo di hip hop. I Mobb Deep hanno riscontrato un successo pazzesco con The Infamous, ridefinendo i canoni del genere e spostando definitivamente l’attenzione del grande pubblico sull’hardcore rap.

A quei tempi, il duo era poco più che adolescente e la precocità con la quale Havoc e Prodigy hanno dimostrato le loro capacità, ha letteralmente scioccato il mondo. A distanza di 30 anni da quel traguardo clamoroso, Infinite chiude un cerchio. All’album hanno collaborato pezzi da novanta quali Clipse, Pusha T, Malice, Big Noyd, Nas, Jorja Smith, Raekwon, Ghostface Killah ed H.E.R, nuova stella del Contemporary R&B. Alle macchine, Havoc (11 brani) e The Alchemist (4 canzoni).

to infinity and beyond

Verso l’infinito e oltre è la frase cardine, motto di Buzz Lightyear, diventata simbolo di ambizione ed espressività di concetti lungimiranti ed espansivi.

L’infinito non ha limiti né confini e il titolo è un preciso richiamo al compianto Prodigy, affinché il suo ricordo sia senza tempo ed impresso nelle anime dei cultori hip hop.

Le strofe non mirano a compatire e non si piangono addosso: Infinite è un progetto dei Mobb Deep, non un prodotto esclusivamente forgiato per commemorare Prodigy.

Il duo ha mosso i suoi passi nei quartieri del Queensbridge, ha respirato il cemento e ha trasportato l’asfalto negli episodi che ha narrato nel corso di una carriera leggendaria.

Infinite non si discosta dai soliti temi trattati, dallo stile dei Moob Deep e questo è sia un pregio che un difetto. Infinite rispetta a pieno il background dei Mobb Deep ed è un dono per tutti gli affezionati alla forma poetica del duo, ma all’interno del comparto testuale, non esiste una vera evoluzione artistica.

La fedeltà risalta, la sincerità è un aspetto che non può scindere dalla stesura dell’album. New York è cambiata, il rap game è mutato, ma i Mobb Deep continuano a sputare la stessa Murda Muzik.

Un focus a parte lo merita il flow, semplicemente mostruoso. Il flusso è cadenzato, l’album anche da questo punto di vista è un preciso richiamo a The Infamous.

Il rap hardcore dei Mobb Deep non avverte l’esigenza di apporre durezza vocale. L’impatto è insito nelle barre, nella street credibility.

La sintesi è pazzesca: i Moob Deep e gli ospiti, rappano un Gangsta rap in modalità rilassata, senza avvertire il bisogno di esplodere sulla traccia. Questi due estremi creano un equilibrio pazzesco, tratto distintivo dei Mobb Deep.

Infinite: le origini della black music in una sola espressione artistica

Infinite è un album che potrebbe tranquillamente essere pubblicato in versione instrumental e risaltare allo stesso modo, se non maggiormente.

Questa non è una critica ai testi presentati dai rapper, bensì una precisa lode nei confronti del sound proposto da Havoc e The Alchemist.

L’old school nella sua essenza più pura. Le origini, le radici che compiono una fotosintesi e si innalzano verso l’infinito e oltre.

È questa la forza più potente di Havoc e The Alchemist: offrire al mainstream odierno dei tappeti musicali così sporchi e in sintonia con le sacre discipline dell’hip hop.

Milioni di persone ascolteranno Infinite, altrettante capteranno le vibrazioni dell’hip hop. Le atmosfere soffuse, sfumate, dirty, non si concedono a nessun richiamo dei tempi odierni.

Gli elementi vengono elaborati nella solita pozione alchemica: sample, black music allo stato puro. Il suono underground cattura lo spirito e si fonde con le anime dei reietti, dei ghetti, delle banlieue.

I beat sono distintivi e si focalizzano su un costante dogma: restare devoti alla linea. Le strumentali sono cupe e vivono di sottofondi blues, jazz, boom bap.

Non c’è spazio per le cazzate da classifica, le concessioni industriali: questa roba vive nei riflessi lunari delle pozzanghere, nei cappucci abbassati in notti gonfie di pioggia, negli occhi delle pantere.

È Nigga Rap senza alterazioni. Il portento più incredibile di Havoc e The Alchemist è non essersi distorti. Nulla di edulcorato: la purezza del groove scuro riecheggia.

L’infinito è racchiuso nel testamento del Bronx: queste non sono le regole delle Major, ma dettami di un potere interiore espresso attraverso melodie hip hop. La metamorfosi del suono: da infame ad infinito. Il Karma è compiuto.

Infinite – conclusioni

I Mobb Deep hanno stravolto il rap game mondiale e Infinite è una rappresentazione fedele, non un ricordo sbiadito.

Il mirino è puntato sugli stessi obiettivi, le frequenze non tradiscono l’essenza. Le collaborazioni si adeguano alla perfezione e si adagiano sugli allori di un’eredità senza tempo.

Non gridiamo al miracolo, ma Infinite è un processo creativo che si veste di classe ed eleganza lirica/sonora senza disperdersi nel lusso.

È ancora tuta di felpa che percorre sentieri intrisi di Gangsta Life. L’album postumo non vuole porsi come un mero feticcio commerciale, ma scava in profondità e lascia sbocciare il fiore dal cemento.

Gli outsider non sono più tali agli occhi del game, ma nel nucleo fondamentale la natura è pressoché intatta. Nell’epoca della finzione e dei circuiti limitanti, i Mobb Deep ci ricordano che per assaggiare l’infinito, basta indossare un paio di cuffie o schiacciare play. Godetevi il viaggio.

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