Pescara tra Inferno e Boom Bap: il ritorno dei Ferramenta Hardcore con Gio Lama

Pescara scende all’inferno. Ci sono dischi che arrivano con la forza di un colpo assestato bene, che non urlano ma si fanno sentire, che non devono convincerti con la moda del momento, perché hanno già tutto: suono, visione, verità.
Quarto Girone è uno di questi. Il nuovo album dei Ferramenta Hardcore, duo formato dai cugini Emblema e Sicario, non è solo un lavoro maturo e coeso: è un vero e proprio patto di sangue musicale, un’alleanza familiare e stilistica che prende vita tra le strade di Pescara e risuona oltre i confini dell’Abruzzo.
Prodotto interamente da Gio Lama – nome che ormai è una garanzia per chi mastica boom bap – il disco si muove tra ironia e critica sociale, introspezione e quotidianità, tenendo sempre un piede nel concreto e uno nell’immaginario.
Un equilibrio raro, che trova le sue radici in una cifra stilistica dura, ruvida, ma mai fine a sé stessa. La direzione creativa – firmata BlackSmith e Eric G – completa il cerchio, dando forma visiva a una narrazione dove realtà e allegoria si fondono in una lotta tutta abruzzese tra lupo e Pastore, tra sopravvivenza e fratellanza.
Dante a Pescara: tra rime, dialetto e dannazione
Il titolo Quarto Girone non è scelto a caso. È un riferimento diretto all’Inferno dantesco, e nello specifico a quel cerchio dove avari e prodighi si condannano a un eterno scontro. Ferramenta Hardcore prende questa immagine e la trasporta nella contemporaneità: la corsa al possesso, le frustrazioni di una generazione intrappolata tra il troppo e il nulla, la condanna alla ripetizione degli stessi errori. Ma non c’è pedanteria né moralismo. Emblema e Sicario sanno che l’inferno quotidiano si combatte con ironia, con disillusione, con la lingua della strada – a volte anche in dialetto – e con una scrittura che è ruvida ma mai sciatta.
Brani come “Nzi pò rcunda” e “Na frega di guai” affondano le radici nella quotidianità abruzzese, usando il dialetto non come vezzo folcloristico, ma come strumento di identità e aderenza al reale. La città di Pescara è più di uno sfondo: è una presenza viva, respirata, raccontata, e ogni verso diventa una fotografia urbana in bianco e nero, sgranata, autentica. “Amarsi a Pescara”, invece, mostra il lato più vulnerabile del duo, tra affetto e disagio, in un equilibrio che rifugge ogni stereotipo sul “rap impegnato”. Questo è rap vissuto, non studiato.

Boom bap d’autore e fratellanza di sangue
A sorreggere il tutto, c’è il suono potente e crudo di Gio Lama, che firma una produzione impeccabile, capace di sposare perfettamente l’identità dei Ferramenta Hardcore. Boom bap classico, certo, ma mai nostalgico. I beat non cercano di stupire, ma di colpire: dritti, essenziali, con sample che odorano di cemento e bassi che scavano nel profondo. L’interludio “StressAnthem” è una pausa breve ma significativa, mentre “Se mi arresti non vale” con C.U.B.A. Cabbal aggiunge tensione e dinamismo a un disco che non scade mai nella monotonia.
La vera forza, però, è nel gioco di sponda tra Emblema e Sicario: la loro è una chimica naturale, costruita su anni di affinità artistica e vita condivisa. Le voci si alternano con spontaneità, i temi si rincorrono, e la differenza nei loro stili – uno più riflessivo, l’altro più diretto – è ciò che crea equilibrio e ritmo. Non c’è bisogno di grandi proclami, perché Quarto Girone parla da solo: è un lavoro che non cerca l’hype, ma lascia il segno.


Quarto Girone è realness
Quarto Girone è una dichiarazione di intenti, un atto d’amore verso la propria terra e allo stesso tempo una critica lucida e ironica alla società che la circonda. Ferramenta Hardcore non si atteggiano, non rincorrono le tendenze, ma continuano a fare ciò che sanno fare meglio: rap onesto, duro, e umano. In un panorama spesso saturo di artifici, questo disco è una boccata d’aria (urbana), fatta di rime taglienti, suoni concreti e un’identità forte che non ha paura di mostrarsi.
Un album che ti resta addosso. Come la polvere sulle mani dopo aver lavorato il metallo.




