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Top 5 Review – I 5 migliori dischi rap-urban di Giugno 2025

Top 5 Review di questo mese arriva con una selezione che è stata tutt’altro che semplice da fare. Giugno è stato un mese straordinariamente ricco di uscite che hanno messo alla prova anche i più attenti ascoltatori. Tra ritorni attesi, nuove voci e progetti che osano spingersi oltre i confini, la scena rap è stata un’esplosione di creatività, un viaggio in cui ogni album ha portato qualcosa di unico e personale. Non si è trattato solo di riprendere il filo della tradizione, ma anche di guardare avanti, di sperimentare, di raccontare storie nuove.

In un periodo che segna il passaggio verso l’estate, quando solo in apparenza la musica sembra spesso voler rallentare per abbracciare atmosfere più rilassate, quest’anno è accaduto l’opposto: gli artisti hanno continuato a spingere al massimo, a esplorare nuovi suoni e nuove forme di espressione. Il risultato è un’offerta variegata, che va dal rap più puro e classico a esperimentazioni che mischiano generi, spingendo la scena a confrontarsi con influenze diverse, dal jazz al soul, fino alle sonorità più elettroniche.

Questa Top 5 Review non è solo una panoramica sui dischi migliori del mese, ma anche un’occasione per riflettere su come l’hip hop stia evolvendo, pur mantenendo intatta la sua forza di comunicazione. Ogni album di questa selezione è un pezzo di storia, un tassello che contribuisce a scrivere il presente di una scena in continua trasformazione.

Ecco a voi la classifica per Top 5 Review!

DJ Shocca – 60 Hz II

C’è un momento, ogni tanto, in cui il rap si ferma. E ascolta. Questa volta è successo, e al centro c’è lui: DJ Shocca.

A distanza di oltre 20 anni da 60 Hz, album-fondamento della scuola underground italiana, Shocca torna con 60 Hz II — e no, non è un’operazione nostalgia come ho già detto nell’approfondimento fatto in occasione dell’uscita. È una presa di parola lucida, urgente, radicale. È la dimostrazione che si può guardare indietro senza restarci intrappolati. Che si può fare un sequel non per replicare, ma per rilanciare.

60 Hz II non è semplicemente un album boom bap e lo spiego bene nella recensione che ho proposto qualche giorno fa. È una dichiarazione di metodo e attitudine. È musica fatta con rispetto per l’artigianato sonoro, con il culto del dettaglio e l’ambizione di parlare al presente senza scorciatoie. Le batterie non cercano hype, ma profondità. I sample non arredano, ma raccontano. I bassi non accarezzano, colpiscono. Ogni suono è scolpito, cesellato, curato con una dedizione quasi maniacale — ma mai sterile.

Il disco non si regge sui nomi, ma sulla visione. Le collaborazioni sono scelte per coerenza, non per convenienza. Vecchie glorie e nuove voci si alternano senza gerarchie, perché in questo progetto contano solo le rime, il peso della voce, la verità. Shocca fa quello che pochi producer riescono a fare oggi: ascolta i rapper, li guida, li mette in condizione di dare il meglio. Ogni beat è costruito su misura, come un vestito cucito a mano.

E se il primo 60 Hz era stato un manifesto di rigore e identità sonora in un’Italia rap ancora in cerca di sé, 60 Hz II è un atto di continuità senza essere autocelebrazione. È un disco che non vuole insegnare, ma mostrare: che si può fare ancora rap senza filtri, senza pose, senza algoritmi. Che si può farlo con lo stesso fuoco di ieri, ma con più consapevolezza, più visione, più silenziosa potenza.

Non c’è nulla di superfluo qui. Nessuna ruffianeria, nessun trucco da playlist. Solo hip hop fatto come si faceva e come — forse — si dovrebbe tornare a fare: con le mani, con la testa, con il cuore. 60 Hz II è un disco che non urla per farsi notare. Ma che una volta ascoltato, non puoi ignorare.

In questa Top 5 Review di giugno, ci sembrava giusto iniziare da qui: da chi ha saputo fare un passo indietro nel tempo per farne due in avanti nel suono. E riportare al centro ciò che oggi manca più di tutto: coerenza, visione e identità.

All Stars DJ – La mano del DJ Vol 2

Nella Top 5 Review di giugno, “La mano del DJ Vol 2” si guadagna il secondo posto grazie alla sua autenticità e al suo omaggio alla vera arte del DJing. Questo mixtape è un ritorno alle radici, un progetto che celebra il gesto manuale del DJ, quello che coinvolge selezione, scratch, e mixaggio con il tocco personale che solo un vero DJ può imprimere. Non c’è spazio per playlist automatiche o suoni prefabbricati: ogni traccia è un’espressione unica, curata da uno dei trenta DJ che hanno contribuito al progetto.

Ogni artista ha portato il proprio stile, mixando e scolpendo il suono secondo la propria sensibilità. Il risultato è un mosaico sonoro che abbraccia la varietà degli stili locali italiani e una piccola incursione dalla Svizzera, dando al mixtape una dimensione nazionale e al contempo, profondamente personale.

Il mixtape è molto più di una semplice raccolta di tracce: è un atto di cura, un gesto culturale che rimettere al centro il DJ come artigiano del suono. In un’era in cui la musica è sempre più digitalizzata e impersonale, “La mano del DJ Vol 2” ci ricorda che la manualità, l’ascolto e la selezione sono ancora cruciali. Un disco che riesce a mantenere viva la tradizione, ma che si fa sentire forte anche oggi, dimostrando che il tocco umano è ancora la chiave per distinguersi.

In questa Top 5 Review, come nell’articolo di qualche settimana fa, non posso fare a meno di riconoscere l’importanza di questo mixtape. È un segno che la musica, quando fatta con passione e competenza, non perde mai la sua forza. Un atto d’amore verso il DJing che merita sicuramente un posto tra le uscite più significative di giugno.

Fabri Fibra – Mentre Los Angeles brucia

In questa nuova puntata di Top 5 Review, non poteva mancare il ritorno di Fabri Fibra, che con Mentre Los Angeles brucia firma uno dei dischi più interessanti dell’ultimo periodo. Registrato tra Milano e Santa Monica durante una tempesta letterale e interiore, l’album suona come un diario urbano sospeso tra Italia e West Coast.

Fibra ha scelto bene i compagni di viaggio: da Francesco Guccini a Tredici Pietro, passando per Noyz Narcos e Gaia. La produzione – affidata in gran parte a Zef & Marz – è più atmosferica del solito, meno spigolosa, ma densa di contenuto. Che gusto c’è, il singolo di lancio, ne è il manifesto: un brano che scava nei meccanismi della vanità contemporanea, senza moralismi, ma con lucidità.

Quello che colpisce è come Fibra, pur restando fedele al suo stile narrativo, riesca a mettersi a nudo con meno cinismo e più introspezione. C’è meno rabbia, più osservazione. Meno provocazione gratuita, più consapevolezza. È un disco che non urla, ma si fa sentire.

Un lavoro che segna un punto di svolta: Fibra non deve più dimostrare nulla, e proprio per questo ha il coraggio di rallentare e guardarsi dentro. Un disco adulto, in senso pieno. Non perfetto, ma vero.

Gabbo – dJazz (volume 1)

“dJazz (volume 1)” di Gabbo è un disco straordinario, un viaggio musicale che mescola jazz e hip hop in un modo del tutto unico. Sebbene sia una fusione affascinante e ben realizzata, proprio per la sua natura più audace e sperimentale, si ritrova in una posizione più bassa in questa Top 5 Review. Nonostante la sua qualità indiscutibile, l’intreccio tra jazz e hip hop lo rende meno immediato rispetto a dischi più “convenzionali” che di solito inserisco in questa rubrica. Nonostante ciò … non mi è stato possibile escluderlo totalmente. Questo disco è eccellente e lui stesso ce lo racconta nell’intervista che ha rilasciato a inizio mese.

Gabbo, con il suo basso come protagonista indiscusso, riesce a creare un suono originale, profondo e raffinato. Ogni traccia è un piccolo capolavoro, dove groove e improvvisazione si intrecciano con la tecnica del beatmaking in modo sorprendente.

“dJazz (volume 1)” è un lavoro che non può passare inosservato. È un disco che merita attenzione, che invita a un ascolto profondo e che, seppur non nella prima posizione in questa Top 5 Review, si conferma un’esperienza musicale che vale la pena vivere, soprattutto per chi ha voglia di esplorare territori sonori nuovi e stimolanti.

Alien Dee – Blu EP

In questa nuova puntata di Top 5 Review, non poteva mancare l’uscita di Alien Dee con il suo “Blu EP”, un lavoro che dimostra la continua evoluzione del beatboxer torinese. Con questo EP, Alien Dee sfida i limiti del beatboxing, portandolo in territori jazzistici dove la sua voce e il suo corpo diventano strumenti musicali a tutti gli effetti. Un progetto che non è solo tecnico, ma profondamente emotivo, che si fa notare per l’originalità delle sue composizioni.

Il concept è audace: l’artista diventa il leader di un quintetto jazz improvvisato, utilizzando esclusivamente il suo corpo e la sua voce. Il risultato è una fusione tra il suono crudo dell’hip-hop e la raffinatezza del jazz, arricchita da temi blues che scorrono come un flusso sonoro senza interruzioni.

Ciò che sorprende è la versatilità e l’intensità delle performance vocali. Alien Dee non è solo un beatboxer, ma un vero e proprio compositore che riesce a trasmettere atmosfere inedite attraverso suoni corporei. Un lavoro che, pur nelle sue sperimentazioni, rimane profondamente umano e affascinante.

Blu EP” è un piccolo capolavoro di inventiva e tecnica che, pur non cercando la perfezione, sa essere genuino e sorprendente. Un disco che non urla, ma che lascia il segno.

Selene Luna Grandi

Italian journalist, creative and public relator. I moved to London in 2015 after several years of experience as war correspondent for some Italian Newspapers. I write, promote and I'm involved in projects about Medicine, Health, Urban cultures, Environment.

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