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Outsider winter tour: L’espressione di Nitro come artista dinamico.

Finalmente Outsider, il disco presentato il 7 Aprile 2023 da Nicola Albera, in arte Nitro, arriva sui palchi delle città italiane per il suo Winter Tour.


Fervida attesa quella provata tanto dai suoi fedeli ascoltatori, quanto dall’artista in prima persona, dopo la barriera fisica che si era innescata tra il tour di Garbage (uscito a Marzo 2020) e la pandemia, esplosa veementemente proprio nello stesso periodo.

L’annuncio del Tour invernale è stato inoltre accompagnato dall’inaspettata collaborazione con un‘artista vicentina come lui, l’intraprendete Madame, classe 2002.
Too late vuole rappresentare una notte che si cuce addosso a chi crea e sente l’ansia costante di creare, vivendo nel timore di non produrre mai abbastanza da lasciare il segno.

Un momento in cui Nitro si è reso conto di essere riuscito a lasciare un’impronta è stato quando, per la prima volta, ha cantato in live Felice per me, invitato sul palco da Fabri Fibra.
Nonostante la laboriosità del pezzo data da un extrabeat complesso da eseguire, il pubblico urlava così forte da mischiare la sua voce a quella del performer, che ha visto quell’ansia di riuscire, scemare, mischiarsi anch’essa a quel chiasso generale che, in un paradosso che solo l’arte può creare, ha forgiato serenità.

Anche nel singolo c’è un malessere diffuso fatto di apatia, pazzia, odio, senso di colpevolezza, che, appunto, solo la musica allevia. Musica qui che non è solo rap puro, ma c’è un pop <<melodico e non tematico>> che tende la mano al genere con il quale si è abituati a ricollegare la figura di Nitro. Eppure è proprio questo pop, con cui la personalità e la voce di Madame si esprimono alla perfezione, che incuriosisce quel rapper crudo e profondo, che sceglie di scoprire un modo diverso per dar voce alle sue ansie.

Come in Too late ci sono giorni più cupi e più brillanti, così Nitro ha giorni in cui il rap <<è la cosa più bella del mondo>>, e altri in cui si percepisce come sentitamente annoiato da esso, però senza mai negare quanto il genere del rap sia stato quella forma di arte che gli ha salvato la vita.

Dunque dà una risposta a tutto questo processo che si innesca durante le sue giornate e si cimenta in altri generi, perché esplorare gli abissi della propria essenza artistica permette di nuotare meglio fra onde discordanti, che trovano la propria corrente proprio nelle sfaccettature dell’artista stesso.

Sfaccettature che in Nitro non prendono forma solamente grazie al connubio rap-pop, ma pragmaticamente prendono vita, sul serio, con i suoi alter ego: Wilson e Phil De Payne.

<<Hai chiuso il disco con “Death Note”, brano in cui riaffiora dalle tenebre Phil De Payne, alterego che ha la faccia del rancore maturato in seguito all’interiorizzazione di un acuto dolore. Quando c’è lui c’è anche la dismorfofobia che ti divora la faccia e ti fa sentire smarrito, come in “Phil De Payne” in cui dici “Io non so chi sei, tra le voci di Nitro, Wilson e Phil De Payne”. C’è una causa che ha scatenato il risveglio di Phil e dei suoi occhi privi di luce?>>

<<Phil è nato dall’incontro di un certo tipo di musica più oscura, prima di fare Outsider ho avuto un incontro revival con il new metal e l’alternative metal. Ho sempre voluto fare progetti paralleli o musica multigenere, ma, a volte Nitro che fa il pezzo fuori dal suo genere può stuccare o stupire
in negativo… però se lo fa un mio alterego, posso permettermi di avere un parcogiochi musicale in cui posso fare ciò che voglio.

Essendomi cimentato recentemente, sempre per quella voglia di esplorare e reinventarmi, anche nell’arte della produzione, penso che se darò qualche beat in Italia, sarà prodotto da Phil e non da Nitro.
Ho sempre avuto bisogno di sapere di avere un’altra possibilità, un altro volto artistico, per poter essere anche in contrasto, visto che viviamo di contraddizioni. Le contraddizioni però, all’interno di uno stesso progetto artistico, causano incoerenza, ma le stesse, nell’interiorità di una stessa persona che ha più alterego, crea sfaccettatura.

Voglio guardarmi un po’ da fuori per conoscermi meglio dentro… e soprattutto, è come avere un’arma segreta. Lo trovo un escamotage per non rimanere fossilizzato troppo nella figura di Nitro e ciò che rappresenta.>>

Nicola sa quanto Nitro, componendo un disco rap che si chiama “Outsider”, nonostante sia proprio il rap il genere di punta in Italia, voglia urlare al suo pubblico di sentirsi <<un pesce fuor d’acqua>>.
Questo perché prima di essere artista, è persona, che percepisce la sua diversità in mezzo a tutti.
Alimentando ancora una volta la dinamicità dell’essere, a volte il sentirsi diversi è un bene, perché ci fa sentire speciali rispetto alla pedissequa normalità, in altri momenti nasce la domanda: perché non potevo essere più ordinario, meno estraneo?

<<È sempre quel dualismo di croce e benedizione>>... ma se non ci fossero persone distinte, non ci sarebbero correnti, onde, e quel mare sarebbe noiosamente piatto.

Nitro vuole portare questa varietà anche nei suoi imminenti live, affermando che, a livello visivo, sembreranno un <<insieme di KoЯn e Limp Bizkit>>. L’immaginario degli anni 2000 distopico e futuristico lo affascina, per questo vuole portarlo con sé sul palco, considerandolo iconico e per questo ancora molto attuale.
Una band accompagnerà le sue performances live, con riarrangiamenti delle canzoni di Outsider che diventeranno veri e propri inediti, grazie alla rivoluzione delle strutture originali delle canzoni registrate in studio.

Inoltre, sempre nell’ottica dell’artista che evolve di continuo, rimanendo però fedele alla sua essenza primordiale, Nitro ci dà un’entusiasmante notizia: sul palco non saranno portate solo le canzoni dell’ultimo anno, o pezzi appartenenti a Garbage, ma verranno rispolverati pezzi decennali come “Storia di un presunto artista” e “Storia di un defunto artista”, con l’eventuale idea di dare voce in capitolo anche ai suoi fan scalpitanti di viversi finalmente, post pandemia, un live di Nitro… chissà!

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