DJ Fabo, la promessa e il ritorno: Cajo racconta la sua rinascita – Intervista

DJ Fabo. Una scelta che ha scosso il mondo, un amico che ha lasciato un segno indelebile nella vita e nell’arte di Cajo.
La sua morte non è stata solo una tragedia personale, ma un atto che ha risuonato come un grido di libertà, spingendo chi gli stava accanto a riflettere sulla vita, la sofferenza e il diritto di scegliere. Cajo, rapper torinese e compagno di visioni musicali di Fabo, ha deciso di onorarne la memoria con un ritorno potente, fatto di musica, parole e una rinascita che si chiama Redivivo.
Dopo quasi 15 anni di assenza dalle scene, Cajo torna con un disco che racconta la sua storia personale, fatta di sfide e ripartenze, ma anche di una promessa: non rimandare mai i sogni. Redivivo è il suono di una vita che riprende il suo cammino, un cammino segnato dalla perdita, ma anche da una consapevolezza più profonda del valore della vita stessa. Il legame con DJ Fabo è il filo rosso che lega il passato al presente, una memoria che si fa arte, che diventa suono, che oggi esplode in un concerto speciale il 22 maggio 2025 all’Hiroshima Mon Amour (biglietti disponibili qui).
Questa intervista ci porta nel cuore di Cajo, dove la musica è il linguaggio di una riflessione condivisa e una riscoperta dell’essenza della libertà. Un atto collettivo, una rinascita, un tributo che non si esaurisce nella melodia, ma si fa profondamente umano.
Partenza aggressiva, ma è anche giusto che se ne parli senza troppi giri di parole. Soprattutto in un contesto come questo. Per i giovani lettori de IlRappuso o semplicemente per chi non ha seguito la vicenda, ti va di raccontare di Dj Fabo?
Fabiano era la quinta essenza dell’energia, della vitalità e della libertà. Dopo un passato fatto di alti e bassi era finalmente riuscito a fare della sua vita quello che aveva sempre voluto. Cioè una vita piena di musica.
Faceva il DJ tra Goa (India) e Milano. Ed è stato dopo una serata a Milano che ha avuto un incidente d’auto che lo ha reso cieco e tetraplegico. In quello stato è rimasto anni, prima in cerca di una soluzione per guarire e poi di una soluzione per morire.
Infine grazie al prezioso auto di Marco Cappato del Partito Radicale e dell’Associazione Luca Coscioni ha potuto spostarsi a Zurigo dove il suicidio assistito non era vietato. In estrema sintesi questo è quello che è successo.
Tu come hai vissuto quel periodo?
L’ho vissuto molto male. Prima ribellandomi a quel destino infame cercando una soluzione che non c’era e poi accettando la realtà.
Ma senza abbattermi, almeno in sua presenza. La sua forza ci dava forza e il suo coraggio alimentava il nostro. E’ stata indubbiamente una delle due pagine più dolorose della mia vita. Lui ci ha messo tantissimo a morire e io tantissimo a guarirne.
Oggi sono in pace con quella vicenda e il ricordo di Fabo è un ricordo gioioso. Ma sono stati anni durissimi, il mio vecchio me è morto assieme a lui. “Ho pianto fino a morire e sono morto, è morto tutto, tranne il corpo…”.
Se è vero che ciascuno di noi è la somma delle sue convinzioni e credenze … beh le mie, dopo quella vicenda, sono state tutte spazzate via.
E per anni ho cercato il modo più puro e vero di crearmene delle altre, non importa quanto male potesse fare. Oggi sono una persona nuova e rinascendo mi sono portato un po della sana follia di Fabo assieme a me.
Per questo anche lui è Redivivo, c’è la sua ombra in tutto il disco. Sono morto con lui e non sarei rinato senza di lui. E lui è rinato con me. Vive dentro di me e dentro tutte le persone che lo amano e lo hanno amato quanto e più di me. E prima di me. Come sua madre e la sua ex fidanzata in primis…

A oggi che idea hai del suicidio assistito? In che modo paesi come l’Italia potrebbero intervenire?
Ppenso che sia una grande conquista di civiltà e penso che nessuno debba avere il potere di decidedre per qualcun altro di fronte a cose di questa portata. La vita è preziosa quanto la libertà. E’ un tema molto personale, intimo. E’ bene che ciascuno maturi le proprie convinzioni al riguardo in autonomia lasciando agli altri quella stessa indipendenza.
L’Italia è in ritardo su questo tema rispetto ad altri paesi europei. La speranza e la preghiera è che possa adeguarsi presto. Quando e se avremo una legge che consenta il suicidio assistito, beh, quella per me sarà la Legge Fabiano Antoniani. E così la sua battaglia, sua e di Marco Cappato del Partito Radicale oltre che della Associazione Luca Coscioni e di tante altre persone, troverà finalmente nuova dignità e gratificazione.

Come lo hai conosciuto Dj Fabo? Cosa vi legava?
Fabiano l’ho conosciuto nel 94 a Ibiza, eravamo due bambocci. Ci ha presentato un comune amico di Milano (Matteo detto Gianni). Per me è stato amore a prima vista, la sua energia mi conquistava. La sua sana follia mi affascinava. Il suo carisma mi convinceva.
La sua allegria mi divertiva da matti. E l’effetto proprio corporale che gli faceva la musica non mi ha mai lasciato indifferente, era come attraversato dalle note, dal ritmo, dalle frequenze. Era inevitabile che presto o tardi sarebbe finito ad occuparsi in qualche modo di musica. Ci legavano tante cose ma quasi tutte ruotavano attorno alla musica.
Lui conosceva il mio amore per il rap e quel bisogno viscerale di esprimerlo. Ci siamo spesso stimolati reciprocamente a darci dentro e mi piace pensare che senza quel dannato incidente avremmo prima o poi prodotto qualcosa assieme.
Il disco che hai appena pubblicato è nato anche grazie a Dj Fabo.
Fabiano è vita, energia e libertà. E Redivivo è vita, energia e libertà.
Avevo già pubblicato una brano per Fabo (“4F” -For Fabo-) anni fa, nel disco non c’è invece una vera e propria traccia dedicata completamente a lui perché tutte lo sono.
Lui è al centro del progetto Redivivo, ne è la motivazione più forte, Glielo dovevo e me lo dovevo. E glielo avevo promesso. Infatti l’immagine al centro della cover del disco cosi come della locandina del live che tanti confondono con un teschio in realtà non è altro che la stilizzazione di uno dei suoi primi tatuaggi che ho sempre amato (il “Pensatore” di Rodin).
Al centro della cover e al centro del progetto per uno che da subito mi ha colpito al centro del cuore.

Mi spieghi il titolo del pezzo?
Redivivo, “chi non muore si rivede”. Che è un pò quello che si può dire quando rivediamo qualcuno dopo tanto tempo. Ma anche nel senso di rinascita.
Dalla vicenda di Fabo in avanti ho preso una sequenza di mazzate che mi hanno mandato k.o. ma è stato durante una chemioterapia che mi è scattato qualcosa.
Quel dannato suonino che ritorna alla fine di ogni traccia del disco l’ho registrato nell’ospedale oncologico nel quale ero in terapia. Serve a ricordare che una flebo è finita e va sostituita.
Mi angosciava. Quando finalmente ero riuscito ad addormentarmi di un sonno tanto leggero quanto tormentato quel suono mi svegliava di soprassalto. In uno di quei risvegli mi sono detto “Ma che ci faccio qua ?! Ma no. Dev’esserci un’errore. No no ma io no”. e poi: “Ok, forse sto capendo. forse. Se esco vivo di qua… stavolta faccio un casino!”
lo faccio più forte che posso. non importa quanti lo sentiranno. L’importante è fare casino. Fare un casino. Un grande casino. Diciamo un pò ispirato a quello che ha voluto fare Fabiano per liberarsi…
E’ dura dover ammettere di aver sbagliato tutto ma se superi lo shock iniziale può diventare di una potenza rivoluzionaria … e rinasci.
Il disco lo presenterai nella tua città natale il 22 maggio sul palco dell’Hiroshima Mon Amour. Ci sarà un momento dedicato specificatamente a Fabo. Tu non hai paura di chi criticherà queste scelte? Di chi può pensare che è solo una strategia di marketing?
Infatti è una strategia di marketing. Cioè non sono certo di sapere cosa voglia dire esattamente marketig ma invece strategia lo so cosa vuol dire. E una lo è, è una strategia. La più strampalata e suicida che possa venire in mente visto che la vicenda non è più di attualità e comporta probabilmente più svantaggi che vantaggi.
Con Fabo abbiamo scherzato di questa cosa a casa sua in Giambellino, rideva pure intubato. “Quindi sciacalliamo su questo strazio con persone orribili ?!” e quindi eccomi, lo sciacallo.
Battute a parte davvero non mi importa di cosa potrà pensare qualcuno che non può ovviamente sapere troppe cose. So cosa ho nel cuore e so che lo sa anche chi mi importa che lo sappia, il resto non conta.

La sua famiglia approva queste scelte o credi preferirebbe che si smettesse di parlarne?
Ecco appunto. Senza il loro coinvolgimento e la loro benedizione non avrei neppure cominciato. Era troppo importante per me sentire che capivano cosa stavo tentando di fare.
Sono molto legato alla mamma e alla ex fidanzata di Fabiano. Sanno di avere il mio affetto, la mia stima e la mia gratitudine. Sono le prime due persone che ho messo al corrente del progetto e che ho invitato al Live quando neppure ancora c’era una data certa. E salvo sorprese ci saranno entrambe.
Il tuo disco racchiude momenti davvero intensi. La domanda conclusiva la vorrei tenere legata al concept del disco. Sognare è la chiave della felicità?
La scontentezza è la chiave della felicità. Se sei contento ti accontenti. E ti consoli.
Se non sei contento e non ti accontenti allora accendi tutte le tue risosrse in direzione della felicità.
“Il bene è nemico del meglio” anche per questo a volte quello che chiamiamo male è benefico …