Gotti Mafia: La Legge della Trappola secondo Youngotti

Gotti Mafia, il primo producer album di Youngotti, è un viaggio crudo e potente nel cuore della trap, dove la musica si fa specchio di una realtà spietata e senza filtro.
Fuori oggi per Honiro Label, l’album incarna la filosofia di un mondo che non si fa scrupoli, dove le regole morali sono spazzate via dalla “fame” di chi vive nell’ombra. Un suono cupo, martellante, che racconta storie di vita estrema e di una determinazione implacabile a non perdere la propria attitudine, costi quel che costi.
Il titolo, “Gotti Mafia”, non è solo un richiamo a un’estetica cruda e spietata, ma anche un omaggio alla figura di John Gotti, il famigerato mafioso americano, e alla sua cerchia ristretta di collaboratori.
Un parallelo che Youngotti trasferisce alla sua crew musicale, scegliendo con cura i rapper che avrebbero dato vita a questo progetto. Un’armonia perfetta di suoni e storie personali che si intrecciano in un racconto corale, dove ogni artista porta il proprio vissuto, ma è guidato dalla stessa visione musicale di Youngotti.
“Trap culture”, sonorità cupe, e la “realness” di una vita che non ha paura di mostrarsi nella sua essenza più cruda. Sono questi gli ingredienti che danno forma a “Gotti Mafia”, un progetto che riflette tanto sul lato oscuro della trap quanto sull’evoluzione di un genere che, giorno dopo giorno, si fa sempre più complesso, rinnovato e imprevedibile.
Gotti Mafia. Partiamo dal titolo. Mi dici qualcosa in più?
Come suggerisce il titolo, l’album è crudo ed esplicito, e secondo me la scelta più adatta è stata proprio quella di associare al mio nome il termine ”Mafia”.
Tra l’altro, il riferimento di Gotti è anche legato alla figura di John Gotti, storico mafioso americano che ha sempre operato con una cerchia ristretta di collaboratori. Dunque, trasportando il significato in termini musicali, i rapper che ho scelto per lavorare al mio disco.
Quali sono i tipi di suoni che troviamo in Gotti Mafia?
Il disco ha sonorità cupe e martellanti, rispecchiando a pieno quello che è il mio stile. Nonostante sia rimasto nel mio mondo musicali in termini di espressione, lavorare a questo progetto è stata una vera e proprio sfida dove mi sono messo molto in gioco. Ad ogni modo, sono soddisfatto del risultato e spero anche chi ascolterà potrà esserlo.

Come hai lavorato al disco? Come hai scelto i rapper, il tipo di base giusta per loro?
Molti degli artisti dell’album sono miei amici con cui già collaboro e con cui sono usciti altri progetti. Poi c’è stata anche occasione di scoprirne alcuni che non conoscevo personalmente attraverso le piattaforme.
Una volta ascoltati, li ho trovati adatti e li ho contattati. Si è creata una magica alchimia, per cui, se il rapper ha il suo stile e io ho il mio, troviamo un punto di incontro per cucinare ciò che ci piace.
A livello di tematica ti sei imposto tu? Quali sono quelle principali che troviamo?
Le tematiche rientrano nella sfera del mondo trap e di quello che è lo stile di vita anche estremo, in un certo senso. E gli artisti hanno avuto piena libertà di esprimersi ed esprimere il proprio racconto, la propria storia. Questo è anche il bello di lavorare ad un producer album: una direzione musicale precisa che viene arricchita da artisti con vissuti e parole differenti.
Mi dici qualcosa sulla copertina del disco?
Avevo l’idea della Trap House sin dall’inizio e ho avuto la fortuna di vederla realizzata da Pierma (Lorenzo Piermattei), che è riuscito a rendere concreto il mio pensiero e trovarne una sua dimensione, una sua poetica, realizzando a mano il modellino della casa e i vari accessori attorno. Un grande lavoro di creatività!
Come sei entrato in contatto con Honiro? E cosa ti aspetti da un disco come questo?
Con Honiro collaboro da tanto tempo e la lavorazione del disco è stato un lungo percorso. Ciò che posso dire è di essere contento di quanto fatto e spero possa arrivare l’impegno e lo stile messi in campo.
