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Clementino Black Pulcinella, la recensione

É da pochi giorni uscito Black Pulcinella, il nuovo disco di Clementino. Nel 2015, durante le riprese di un documentario sull’Hip Hop a Napoli che non ho mai finito (purtroppo!), Clementino mi disse, al minuto 3.32, cos’era per lui “Napoli”. Quando ho ascoltato “Black Pulcinella”, fuori per Epic/Sony Music, ho sorriso e ho ripensato alla potenza di questo artista e al perché, personalmente, l’ho sempre reputato uno fra i più forti e promettenti del panorama Italiano.

“Black Pulcinella” è tutto quello che, fra oscuro e no, lui mi dice in quell’intervista.
Nel disco non c’è come ha detto qualcuno “profumo di Rap”. Nel disco c’è “il Rap” e c’è Napoli. Con tutti gli infami, gli amici, la famiglia, la rivalsa, la pura strafottenza, la sofferenza e la gavetta. Nel disco c’è un Clementino che torna a fare quello che vuole senza paletti e senza limiti.

Black Pulcinella da Universal a Sony

Un cambio di etichetta che è difficile non percepire. Si sente nella scelta dei temi, nella scelta dei suoni, nello stile espressivo dell’artista e nell’assenza di sviolinature commerciali. “Black Pulcinella” resta un disco che ha tutte le qualità major, ma, in questo caso come per Fabri Fibra (anche lui passato da Universal a Sony col disco Caos), ha recuperato tutti gli aspetti culturali e l’attitudine che, personalmente, non avevo percepito in dischi come Miracolo (2014) e Tarantelle (2019). Nel nuovo disco c’è un Clementino libero, che respira e che torna ad ammaliare con il suo stile inconfondibile, fatto di un mix di Italiano e Napoletano e di fotta goliardica.

Il video ATM – Anticipazione del ritorno

Il disco, con le sue quindici tracce e le numerose collaborazioni fra cui Rocco Hunt, Geolier, Nicola Siciliano, Madame, La Nina, Ensi era stato anticipato dal video ATM: un piccolo capolavoro boom bap in cui Clementino denuncia il degrado sociale in cui tutto si basa solo sui soldi. Già da questo video si era notato che qualcosa stava cambiando. O meglio … tornando. Clementino, da sempre appassionato di Teatro, non ha saputo resistere e ha indossato le sue maschere migliori in puro stile sfottò. Nonostante il tema sia serio e delicato, ha saputo rendere scorrevole e piacevole l’intero pezzo grazie all’ironia e alla magica regia di Antonio Gerardo Risi.

Il concept di Black Pulcinella – La voglia di auto determinazione

Tutte le tracce, dalla prima all’ultima, seguono un concept sonoro anni ’90 in cui Clementino sfoggia punchline e rime da battaglia. I contenuti sono eterogenei e passano da veri e propri pezzi street, a momenti più riflessivi ed intimi. Non mancano riferimenti alla rinascita interiore, alle ferite aperte e quelle chiuse, al passato in generale e alla voglia di auto-determinazione dell’artista. Essenziale in questo senso il pezzo “Black Pulcinella”: l’ultimo della tracklist, che, proprio a voler chiudere un capitolo, racconta di Clementino, di Iena White, del suo percorso e di tutte le sofferenze che di fatto lo hanno portato fino a dove è ora.

Conclusioni – La fame di parole e la fame di battaglia

Clementino l’ho sempre ascoltato volentieri. Non nego che gli ultimi dischi, gli stessi che cito sopra del 2014 e del 2019, mi abbiano in parte lasciata indifferente. Ovviamente era insindacabile anche a quel tempo lo stile e la bravura di questo artista. Ma il Clementino di prima e, soprattutto, il Clementino di “Black Pulcinella” è tutta un altra cosa da “Miracolo” o “Tarantelle“. “Black Pulcinella” è Hip Hop al 100%. Non è solo un bel disco. C’è fame di parole, fame di battaglia e il sorriso satirico, il suo sorriso, di chi sa che sta per tirare “uno schiaffone Hip Hop”.



Selene Luna Grandi

Italian journalist, creative and public relator. I moved to London in 2015 after several years of experience as war correspondent for some Italian Newspapers. I write, promote and I'm involved in projects about Medicine, Health, Urban cultures, Environment.

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