Salmo torna con RANCH: molto più di un semplice rifugio in collina

L’isolamento, la famiglia, i conti con se stesso: RANCH è molto più di un rifugio in collina
“È il ritorno del Salmone sulla traccia”, o forse no. Perché a ben vedere, Salmo non se n’è mai andato.
C’è chi parla di ritorno, ma chi ha davvero seguito Salmo in questi anni sa che la sua presenza, anche nei momenti di silenzio, non è mai venuta meno. Non è uno di quegli artisti che si lasciano ingabbiare da logiche di mercato o aspettative altrui: ha sempre dettato le sue regole. E forse è proprio per questo che ogni nuovo progetto suona come una sorpresa, ma mai come una rottura.
Non ho mai amato dire “era meglio prima” quando si tratta di artisti che hanno una carriera pluridecennale. Mi ha sempre affascinato cercare di comprendere e accompagnare il loro percorso artistico, consapevole che la magia dei primi ascolti – quelli che ti fanno innamorare della musica e ti segnano – è spesso legata più a un momento personale che a un dato oggettivo.
Salmo è un artista a 360°
Salmo è, senza dubbio, uno dei pochi artisti a 360° che abbiamo in Italia. L’ha dimostrato nel tempo: passando dal rap più crudo e viscerale alle hit da classifica, dal cantautorato alla dubstep e al punk-rap; dal writing alla produzione, dal palcoscenico alla macchina da presa. Ha abbracciato ogni forma espressiva senza mai snaturarsi. Dire che abbia fallito in qualcuno di questi ambiti sarebbe semplicemente falso.
Ha perso amici, qualche fan, persino occasioni di guadagno importanti – come il milione rinunciato a X Factor – ma non ha mai perso la credibilità. E nemmeno il coraggio di fare ciò che voleva, anche a costo di sbagliare. Perché si cresce, si cambia, e non sempre si resta d’accordo con le scelte del passato. Ma è anche questo che rende umano un artista: il fatto che sia, prima di tutto, una persona. Di conseguenza, quando qualcosa cambia nella sua musica, spesso è semplicemente cambiata la sua vita. E sarebbe innaturale, anzi inautentico, rimanere sempre uguali a sé stessi solo per compiacere il pubblico.
Anche gli artisti fanno i conti con la propria persona
Arriva per tutti, ad un certo punto, il momento di fermarsi, guardarsi allo specchio, capire dove si sta andando e dove si vuole andare. Ancor di più quando si è condotta una vita spesso all’insegna dell’estremo, della fretta, dei numeri, della gente. Ad un certo punto tocca staccare la spina e riconnettersi con la propria persona. RANCH: più di un semplice rifugio in collina, in Sardegna, dove ha trascorso gli ultimi tempi. RANCH è il suo posto sicuro per riconnettersi con la propria essenza, per comunicare intimamente con sé stesso e con la strada percorsa fin qui. Lontano dai social, dai riflettori e dalle dinamiche di una vita da star. Un disco introspettivo a tutti gli effetti, spirituale, con tracce che parlano della sua vita e della sua storia come mai prima d’ora l’aveva raccontata.
Non è nè il disco migliore nè il peggiore: RANCH è il progetto più autobiografico di Salmo
Ecco perché, più che dire se questo sia il miglior disco di Salmo, preferisco definirlo come un progetto di equilibrio. A metà tra sperimentazione e radici, tra la voglia di mettersi in gioco e la coerenza con la propria essenza artistica. Un album dove emerge, forse più che mai, Maurizio prima ancora di Salmo. Non perché negli altri progetti non si sia mai raccontato, ma qui la scrittura è volutamente più trasparente, più diretta. Se la finestra da cui raccontava la maggior parte della sua musica fino ad ora era rivolta verso l’esterno, mai come ora ha provato a fare luce dentro di sé.
Un disco all’insegna dell’up&down
Lo storytelling è centrale, e le tracce si muovono tra introspezione e ironia, tra malinconia e hype, come a ricordarci che la vita è fatta di equilibri instabili. Momenti bui, solitudine, pensieri che affollano la mente, ma anche attimi di leggerezza da cogliere al volo. È infatti un disco, a tutti gli effetti, all’insegna dell’up & down.
RANCH si apre con un banger come “ON FIRE”, per poi scendere subito nella profondità emotiva di “Crudele”. Si risale con l’energia distorta di “N€UROLOGIA”, e si torna coi piedi per terra con “SINCERO” e “BYE BYE” (insieme al Don). Arriva poi “BOUNCE” e si salta dalla sedia, ma poi si torna a riflettere sulle note amare di “Sangue Amaro” e “Cartine Corte”. Si torna crudi e incalzanti su “BEATCOIN”, ma la penna si fa più morbida in “IL FIGLIO DEL PRETE” e “NUMERI PRIMI”. Nel cuore del disco, “FUORI CONTROLLO” con Luca Agnelli è il perfetto interludio che apre la porta agli ultimi tre brani. “INCAPACE”, “CONTA SU DI ME” e “MAURI”: un trittico finale che suona come uno sfogo, un’apertura totale, una messa a nudo dell’uomo prima dell’artista. Chiude “TITOLI DI CODA”, non a caso: un brano che più che chiudere, sembra rilanciare. Ma ne parliamo tra poco.
Salmo non è tornato. È semplicemente ancora qui, più consapevole, più libero, più vero che mai.
Una tracklist tutta da scoprire: Salmo ha fatto centro
“ON FIRE”
Con “ON FIRE”, Salmo ha scelto di aprire le danze in modo esplosivo. Con questa traccia ha infatti anticipato l’uscita del disco mandando in delirio i fan. L’intro è una citazione potente: “Ave Maria Catalana” di Maria Carta, voce iconica della tradizione sarda, risalente al 1978. Non si è trattato di una semplice scelta stilistica, ma di un momento quasi mistico. Salmo ha raccontato che, mentre cercava un sample per rendere omaggio alla sua terra, si è imbattuto in questo brano proprio dopo aver scritto il ritornello della sua “Maria piena di rabbia”. Un incontro che ha definito una magia più che una coincidenza.
Il pezzo si apre con la voce intensa e graffiata di Maria Carta, che imprime da subito un tono epico. Poi parte il beat monumentale firmato da Salmo e Low Kidd, che sostiene la traccia come un treno in corsa. Alla fine c’è un discorso di Marlon Brando sulla recitazione come mezzo per sopravvivere. Una riflessione che risuona profondamente con il momento che sta vivendo Salmo. Il set su cui è stato girato il video di ON FIRE è lo stesso set in Bulgaria di Rambo 5.
Il ruolo del cinema nella vita di Salmo
Nelle ultime interviste, l’artista ha raccontato come l’esperienza attoriale, prima in Blocco 181 e poi nel sesto episodio di Gangs of Milano, gli abbia permesso di esplorare nuove dimensioni interiori. Se nel primo ha vestito i panni del “cattivo”, nel secondo ha scelto di interpretare un uomo opposto alla sua persona reale. Un’esperienza che gli ha regalato nuovi ritmi, nuove abitudini e prospettive. Anche per lui, in qualche modo, la recitazione è diventata una forma di rispecchiamento e di autoespressione. Il cinema ha salvato la sua quotidianità ed è l’ambito in cui il rapper sente di potersi esprimere ancora tanto.
CRUDELE
Il lato più autobiografico di Ranch emerge con forza già nella seconda traccia, “Crudele”. Qui Salmo racconta la storia del suo bisnonno e della sua famiglia paterna, un racconto che fa venire i brividi. Immaginare di ascoltarlo dalla voce di un padre, consapevoli che quella storia l’ha vissuta in prima persona, rende tutto ancora più toccante. Come lo stesso artista ha rivelato, ci sono tratti romanzati, ma l’essenza del brano è basata su fatti reali. Salmo ci ha messo anni a raccontare questa storia a Maurizio e Sebastiano, suo fratello e manager. Chissà come avranno reagito ascoltando queste parole in musica. La versione non romanzata di questo racconto si trova nel suo libro. Qui, nella sua versione musicale, ogni parola sembra vibrare di una verità palpabile.
N€UROLOGIA
Un ritorno al Salmo più crudo e diretto si trova in “N€UROLOGIA”, uno dei brani che più rimanda al suono tradizionale che lo ha reso celebre. Su un beat classico, una traccia che farà felici i puristi, quelli che storcono il naso di fronte a sonorità più acustiche o cantautoriali, come quelle esplorate nel resto dell’album. Qui, l’artista non ha paura di tornare alle sue origini, senza compromessi.
SINCERO
Il titolo della terza traccia non è solo un nome, ma un’aggettivo che incarna perfettamente l’essenza di Ranch. “Sincero” è il brano dove Salmo dà spazio alla sua vena rock, un aspetto della sua musica che ha già mostrato in passato. Qui, emerge un vero e proprio sfogo, dove l’artista grida il suo bisogno di equilibrio in una vita sempre più frenetica e disorientante. In questa traccia è l’introspezione a dominare, mettendo a nudo le sue fragilità e i suoi desideri più profondi.
BYE BYE
Una delle tracce più sorprendenti del disco è sicuramente “BYE BYE“. Qui, Salmo ha scelto come unico featuring un nome che, più che per gli streaming, si inserisce per il valore artistico che rappresenta: Kaos. Una scelta che smentisce ogni previsione, dimostrando la vera essenza di RANCH: il suo lato più intimo e personale. “BYE BYE“ non è solo un brano che celebra la storia del rap italiano, ma anche un bellissimo cerchio che si chiude. L’allievo che ospita il maestro in una traccia memorabile. La combinazione delle voci di Salmo e Kaos, con la profondità delle barre e il beat, rende questo brano unico. E, se avete visto sia il live di Kaos che quello di Salmo, potete immaginare quanto possa essere potente “BYE BYE” con questi due mostri sacri sul palco. Noi abbiamo già i brividi!
BOUNCE & BEATCOIN
Con BOUNCE, non si può fare a meno di pensare all’omonimo brano di Busta Rhymes. Un richiamo anche ai primi dischi che hanno segnato la sua carriera. La sesta traccia di Ranch è un ritorno al rap old school, un pezzo che riecheggia sonorità di The Island Chainsaw Massacre e Midnite. Con una potenza espressiva senza compromessi, Salmo sforna una serie di barre serrate che confermano, ancora una volta, il suo stile senza filtri.
BEATCOIN è uno dei brani più taglienti di RANCH, dove Salmo intreccia ritmo e critica sociale. Qui mette a fuoco il legame sempre più stretto tra musica e denaro nell’era digitale. Già dal titolo si intuisce il gioco concettuale: due mondi apparentemente lontani che oggi si influenzano a vicenda, entrambi governati dalla logica del consumo rapido e della monetizzazione.
Il pezzo scorre su una base elettronica serrata, che rispecchia la frenesia contemporanea. Salmo punta il dito contro l’ossessione per il profitto, contro un mercato musicale in cui l’arte rischia di diventare solo un altro prodotto da vendere. Con il suo stile diretto, tra ironia e cinismo, offre una riflessione lucida su un’industria – e una società – dove spesso tutto si misura in termini di visibilità e guadagno. Non è solo un attacco, ma anche una presa di coscienza. BEATCOIN è la fotografia di un presente dove il suono e il valore economico si confondono, lasciandoci il dubbio se stiamo ancora ascoltando musica o solo investendo nel prossimo trend.
SANGUE AMARO E CARTINE CORTE
Tra le tracce che più mi hanno emozionato in RANCH, SANGUE AMARO emerge come una delle più potenti. In questo brano, Salmo arriva a una resa dei conti, sospesa tra malinconia e consapevolezza. I 40 anni sono arrivati, portando con sé il peso di una vita vissuta in modo estremo, senza spazio per rimpianti o pentimenti. L’artista si confronta con se stesso, guardandosi allo specchio e accettando la necessità di proseguire con una nuova prospettiva, lontana da quella che lo ha accompagnato finora. La traccia esplora un conflitto interiore, una riflessione sul desiderio di libertà e sull’impossibilità di sfuggire a una realtà soffocante. Salmo diventa voce di un senso di frustrazione e impotenza, ma si rifiuta di cedere al sistema, cercando invece un’espressione autentica della propria sofferenza e della necessità di cambiamento.
CARTINE CORTE
Anche “CARTINE CORTE” è una delle tracce che più colpisce, grazie alle sue melodie R&B e al tocco blues che ne caratterizzano il sound. Il testo riflette sulla fragilità della vita, sui suoi rischi e le sue incertezze, con un viaggio che è tanto fisico quanto metaforico. L’immagine della “cartina corta” che “brucia in fretta tra le dita” simboleggia la brevità e l’imprevedibilità della vita, che può essere consumata in un istante, senza possibilità di ritorno.
Il brano mescola emozioni contrastanti, accogliendo un fatalismo che accetta il dolore, ma allo stesso tempo celebra la bellezza di vivere, pur consapevoli delle difficoltà e delle ferite del cammino. La ricerca di un “ritorno a casa” si scontra con il bisogno di seguire il proprio percorso, affrontando solitudine e incertezze. In “Cartine corte”, Salmo rifiuta la razionalità e l’ordine tradizionale, scegliendo di abbracciare l’incertezza e l’imprevedibilità della vita, in un atto di dichiarazione di indipendenza emotiva.
IL FIGLIO DEL PRETE
Questo brano, insieme a Crudele, è senza dubbio uno dei più discussi fino ad ora. Rappresenta un viaggio oscuro e profondo, ispirato dal documentario Vatican Girl e dal mistero che ancora avvolge il caso di Emanuela Orlandi. Con una narrazione cruda e disturbante, Salmo dipinge la figura di un personaggio inquietante. Un uomo segnato da un’origine oscura, figlio di un prete, che si muove nell’ombra e compie atti di violenza e vendetta. Il testo esplora temi come la corruzione, la perdita della fede e la lotta contro le istituzioni, con immagini potenti e violente che richiamano il conflitto tra il bene e il male.
Il “figlio del prete” è descritto come un individuo alienato, privo di scrupoli e condannato a vivere in una realtà distorta, dove la sua religione è quella della vendetta. Alle tante condivisioni che il brano ha già suscitato, si aggiunge quella del fratello di Emanuela Orlandi, che ha voluto personalmente ringraziare Salmo per aver incluso in Ranch una traccia che, in qualche modo, parla della storia assurda di sua sorella.
NUMERI PRIMI
Undicesima traccia di Ranch, si apre con una citazione a “Cinque minuti di paura” di Lou X. Qui Salmo gioca con i numeri come simboli di un destino incerto e violento. Il 5 e il 17 emergono come numeri chiave, rappresentando scelte fatali e momenti cruciali nella vita del protagonista. Il testo, denso di immagini forti come armi, droga e violenza, racconta un’esistenza segnata dall’incertezza e dal rischio, dove ogni azione sembra essere un calcolo di probabilità. La ripetizione dei numeri e il riferimento alla roulette russa creano un’atmosfera di fatalismo e tensione. Il contrasto tra riferimenti al crimine e alla cultura popolare, invece, dipinge una realtà cruda e frammentata. Salmo esplora il confine tra il quotidiano e l’oscuro, mettendo in evidenza l’imprevedibilità della vita.
INCAPACE
Ancora una volta, i brividi. La potenza dell’intenzione che supera l’attenzione al dettaglio. “INCAPACE” è una ballata nuda, dove Maurizio si espone completamente. Accompagnato solo dal rumore della pioggia che cade fuori dal suo ranch e da un arrangiamento minimalista: voce e chitarra acustica. Un flusso di coscienza che riesce a toccare le corde più profonde dell’anima di ogni ascoltatore. Alcune note di questo brano richiamano “Redemption Song” di Bob Marley: una canzone che, con ogni sua nota, lascia un segno indelebile.
CONTA SU DI ME
Se c’è qualcosa che riesce davvero a emozionare Salmo, quella è la musica. E a lei, alla musica, non poteva che riservare la sua canzone d’amore in RANCH. A dichiararlo è stato lo stesso rapper in un’intervista su Rolling Stone, ma anche ascoltando il brano si percepisce chiaramente l’intensità del suo sentimento. Un testo che racconta non solo l’amore, ma una connessione profonda e silenziosa, quella che spesso supera le parole e resiste al passare del tempo.
Tu sei l’unica che mi ha portato fino a qui, ci sei sempre stata, anche quando non sapevano il nome
MAURI
“MAURI” è il brano che in un certo senso va a chiudere RANCH, segnando un punto di arrivo emotivo e personale per Salmo. La prima strofa vede un amico che si preoccupa per Mauri, credendo che sia impazzito e si sia ritirato a vivere in collina. La seconda strofa è la risposta di Salmo, che spiega come, lontano dai riflettori, abbia trovato finalmente la pace e l’equilibrio che cercava, rinunciando ai social e alla frenesia della fama. È una riflessione sulla solitudine volontaria, sul distacco dalle false percezioni e sulla ricerca di serenità.
Ma la vera magia di questo brano risiede nel ritornello gospel, che Salmo ha registrato in California. Racconta di essere entrato in una chiesa e di aver registrato il coro, composto quasi solo da donne, che ha creato un’atmosfera unica, quasi spirituale. La registrazione che si sente nel finale del brano, è più di un semplice arrangiamento. Una vera e propria esplosione emotiva che suggella il cammino del rapper verso la pace interiore. Il ritornello di “MAURI” riprende una parte del Salmo 23. Questa preghiera, simbolo di forza e protezione, è già stata utilizzata da Salmo nel brano “SALMO 23”.
La musica come musa ispiratrice e via di fuga
Sebbene l’artista sardo si sia spesso dichiarato contrario alla religione nei suoi testi, qui l’entità che lo accompagna nella “valle oscura” non è una divinità. È la musica, la sua musa ispiratrice e via di fuga. È la musica che lo sostiene e lo guida nei momenti di difficoltà, come esplicita nel penultimo verso della strofa, dove ribadisce come essa sia la sua salvezza e la sua costante fonte di energia. Questo elemento dà un tocco personale al brano, trasmettendo un messaggio di resilienza e di fiducia nelle proprie risorse interiori. Questa preghiera è spesso stata citata anche da altri artisti, come ad esempio 2Pac, Coolio, The Notorious B.I.G. e Kanye West.
“MAURI” non è solo un pezzo di crescita personale, ma una traccia che comunica vulnerabilità, speranza e il desiderio di vivere autenticamente, senza più dover rispondere alle aspettative del mondo. Un brano che riesce a toccare nel profondo, grazie alla sua intensità emotiva e alla sua semplicità sonora.
TITOLI DI CODA
Quando si parla di Salmo, ci si aspetta sempre un dissing o almeno una frecciatina. Eppure, in RANCH, il rapper sorprende tutti con “TITOLI DI CODA”. La traccia, che dura oltre 7 minuti, già sfida le leggi dello streaming. Ma quello che la rende veramente unica è la sua struttura, divisa in due parti ben distinte. Nella prima, scorrono i ringraziamenti proprio come nei titoli di coda di ogni film. Nella seconda, sorprendendo tutti, Salmo dissa se stesso tornando a dialogare con Mr. Thunder.
La traccia si apre con il campionamento de “L’abbraccio” di Donatella Moretti e, come nei film, è il momento dei titoli di coda. Qui Maurizio ringrazia tutti: la famiglia, il fratello, la Machete Crew, Ensi, Guè, Dj Harsh. Ringrazia chi ha sempre creduto in lui e anche chi non lo ha fatto mai; chi c’è sempre e chi solo quando conviene. Ringrazia la musica, la sua passione, ma poi ringrazia soprattutto se stesso.
Alla febbre per il rap che non passa, al rullo, alla cassa
Ai gruppi sopra le panchine in piazza
A chi trascina queste folle come le maree
A chi sa che morirò, ma non le mie idee
A chi si è ritrovato, a chi si è perso
A chi è cambiato, a chi è lo stesso
A chi ha dato tutto e chi si tiene il resto
Ma soprattutto grazie a me stesso
Il brano, dopo i ringraziamenti che scorrono come i titoli di coda di un film, riprende il dialogo con Mr.Thunder, già presente in “Peyote”. Qui, Salmo si confronta con il manager di una major discografica, un ruolo che interpreta egli stesso. In questa parte, il rapper mette in scena una discussione in cui cerca di adattarsi alle richieste del manager. Sempre alla ricerca di contenuti e stili musicali nuovi, ma che alla fine non riescono mai a soddisfarlo pienamente.
Conclusioni su RANCH
Che dire? A parer mio con RANCH salmo è andato oltre le aspettative dei più. Un album completo, fatto di mille sfumature, in grado di attrarre un pubblico diverso, restando al contempo fedele a quello che lo ha sempre sostenuto. In attesa di vedere il Lebonsky Park il 6 settembre e il tour mondiale, vi auguriamo un buon ascolto!
