DJ Lugi: La magia del vinile e l’amore per la musica in “Ca’ Pù”. Intervista

DJ Lugi non è solo un nome nella scena hip-hop italiana: è una testimonianza vivente di come la musica possa abbattere barriere, raccontare storie e unire culture.
Con il suo primo album solista, Ca’ Pù, uscito nel 1999 per Jackpot Records, ha tracciato un sentiero che ancora oggi molti seguono.
Dopo venticinque anni, il disco torna in vinile e per la prima volta in digitale, grazie alla collaborazione con Aldebaran Records.
Ma questo non è solo un ritorno commerciale: è un atto d’amore di Dj Lugi verso la musica, verso le proprie origini etiopi e calabresi, verso la cultura hip-hop che lo ha accolto e plasmato.
In questa intervista, DJ Lugi ci racconta il significato di questa ristampa, l’emozione di riascoltare un lavoro che ha segnato un’epoca e la sua visione di un hip-hop che è sempre stato, e rimane, un linguaggio universale di verità e passione.
Dopo 25 anni, “Cà Pù” torna su vinile e approda per la prima volta anche in digitale: cos’è che ti ha spinto oggi a volerlo ristampare?
Con Michael della Aldebaran Records ne parlavamo già da tempo. Fosse dipeso da lui lo avremmo fatto già tempo fa. Ma poi, per una serie di questioni mie e altre varie situazioni esterne, la congiunzione astrale ci ha portati a celebrare il 25esimo dall’uscita di Ca’Pu’. Mi ha spinto a ripubblicare il disco la richiesta da parte di tanti che ne volevano avere copia.
Dj Lugi che effetto ti fa rimettere mano a un lavoro così importante della tua carriera, ascoltarlo oggi dopo così tanto tempo, con nuove orecchie?
A rimetterci mano, con sapienza, passione e dedizione è stato Michael di Aldebaran Records, che ringrazio tanto per averci creduto ed avermi dato la possibilità di pubblicarlo nuovamente.
Avrei, naturalmente, preferito che il disco potesse essere maggiormente considerato all’epoca dell’uscita. Ma se, come sembra, a distanza di anni, piace a tanti e in tanti lo stanno riscoprendo, mi piace pensare che forse potrebbe significare che c’era bisogno di tempo perché il disco potesse essere meglio compreso.
Più che riascoltarlo io con nuove orecchie mi emoziona scoprire quanto questo disco abbia significato e significa ancora tanto per tanti appassionati del genere e non appassionati del genere.
Ad esempio, il video fatto da Cecilia Valagussa per il brano “Nel Traffico”, per celebrare l’anniversario lo ritengo un attestato di stima per la musica che faccio. A proposito, ci saranno altri video celebrativi di altri brani del disco che arriveranno.
Il mercato del vinile è profondamente cambiato rispetto ai primi anni 2000: com’è, secondo te, il rapporto tra musica e formato fisico oggi?
Il vinile rispetto al digitale è un po’ come un libro cartaceo rispetto ad un ebook. Nonostante i suoi limiti ha un fascino tutto suo. Il fatto che contro ogni aspettativa abbia resistito ai cambi epocali la dice lunga sulla magia che porta in se.
Ristampare un disco oggi comporta impegno, costi, attenzione ai dettagli. A tuo parere, ne vale ancora la pena? E perché?
Ne vale la pena, semplicemente perché, contro ogni aspettativa, conserva il suo fascino ed è ancora ricercato da nuovi e vecchi appassionati.
Giusto per raccontare un aneddoto sul fascino del supporto in vinile, ricordo che una persona, qualche anno fa, venne al banchetto per comprare il CD dei Meduza, contenente il mio brano “Alla Lontana”, ma i CD erano finiti e restavano solo i 45 giri. Allora se ne andò per poi tornare poco dopo e chiedermi: ma cos’è questo? come si suona? Mi piace, lo prendo lo stesso.
I giovani che si avvicinano all’Hip-Hop secondo te capiscono e apprezzano davvero il valore del vinile, o è più una moda “vintage”?
Chi si avvicina realmente all’Hip-Hop ne apprezza tutte le discipline. Tanti si avvicinano al rap, ma non è detto che si avvicinino all’Hip-Hop. Ma questo non vuol dire che non sei Hip-Hop se non hai musica su vinile.
Magari qualcuno vorrebbe ma non può permetterselo. Però è anche vero che, come sentii in uno skit su un mix-tape di DJ Premier, alla domanda che cos’è per te la passione per questa cultura?
La risposta fu, più o meno così: hai presente quando ai 10 dollari da usare per mangiare finalmente qualcosa, ma per caso passi di fronte ad un negozio di dischi e vedi che in vetrina c’è quel disco che aspettavi da un po’?
La passione ti porta a dimenticare che dovevi mangiare ed usi quei soldi per nutrire l’anima. Così compri il disco.

Dj Lugi hai mai pensato che questa ristampa potesse servire anche come ponte generazionale tra chi c’era e chi oggi scopre il tuo nome per la prima volta?
Ritengo che la musica, come altre forme d’arte, abbia il dono dell’eternità. Io ancora oggi cerco musica nel presente e nel passato. E cerco e trovo una linea comune che unisce le diverse interpretazioni, passate e presenti.
Per quanto mi riguarda io mi sento e mi sentivo già realizzato nel poter dire la mia e partecipare a questa cultura. Se con questa ristampa arriverò a nuove orecchie sensibili al mio groove ben venga. Poi, volevo aggiungere, per i tanti che credono che io sia nato in Italia, che Io sono nato in Etiopia ed all’età di quasi 7 anni sono approdato in Italia. La mia madre adottiva è la Calabria, per essere più precisi Cosenza.
Da lì ho iniziato a percorrere a metà degli anni ottanta la mia strada nell’universo Hip-Hop. Da afro-calabro, posso dire che grazie a questa cultura ho potuto abbattere un sacco di barriere ed ho potuto dire la mia, raggiungendo anime, a prescindere dalle categorie, classi sociali, etnie, e preconcetti di vario genere.