Interviste

MALAFFARE: la voce cruda del disagio sociale

“MALAFFARE”, disco di Vray e Young Elle, non è soltanto un disco. È un grido, un manifesto, una confessione collettiva. È il racconto senza filtri di una realtà spesso ignorata, fatta di quartieri dimenticati, di sogni compressi dalla precarietà, di rabbia trasformata in parole.

Questo progetto musicale nasce dall’incontro tra esperienze autentiche, vissute sulla pelle, e la volontà di dare loro una forma sonora che sia al tempo stesso denuncia e riscatto.

Dietro “MALAFFARE” ci sono voci che non cercano l’approvazione del mainstream, ma che pretendono attenzione. Al centro della produzione c’è 143kore, figura chiave nella costruzione di un impianto sonoro cupo, diretto e viscerale, che accompagna liriche crude, oneste, spesso scomode. Accanto a lui, Mr. Rizzus – unico featuring presente nel disco – artista e amico, scelto non per strategia commerciale, ma per affinità umana e artistica.

In un panorama musicale dove spesso le narrazioni sociali vengono semplificate o spettacolarizzate, “MALAFFARE” si impone per autenticità. Le tracce non si limitano a raccontare la vita di strada, ma scavano più a fondo, affrontando temi come l’abbandono istituzionale, la criminalità giovanile, la mancanza di alternative, e la forza – quasi disperata – di chi prova comunque a rialzarsi.

In questa intervista, abbiamo voluto esplorare la genesi del progetto, le dinamiche creative che lo hanno reso possibile e, soprattutto, la visione di chi ha trasformato la propria esperienza in musica. Ne emerge un dialogo intenso e sincero, che non cerca risposte semplici, ma lascia spazio alla complessità del reale – quella che ogni giorno molti vivono sulla propria pelle.

“MALAFFARE” è un album che mette in luce il disagio sociale e le contraddizioni del sistema. Qual è stata la spinta principale che vi ha motivato a raccontare queste storie e ad affrontare temi così forti?

“MALAFFARE” nasce dalla nostra esperienza di vita, dalle sofferenze interiori vissute come una forma di oppressione. È il tentativo di dare voce a chi affronta le stesse difficoltà, di comunicare il proprio vissuto come atto di libertà. Il tono crudo del racconto non è una scelta estetica, ma la conseguenza naturale del voler rappresentare con onestà la realtà: la fatica di uscire da certe situazioni, l’abbandono da parte dello Stato, la necessità di farcela da soli, senza aiuti, senza sconti, senza edulcorare nulla.

Il disco è un incontro di voci e stili, con la produzione di 143kore e la collaborazione con Mr. Rizzus. Come è nata questa sinergia tra di voi e quali dinamiche creative hanno influenzato il risultato finale?

La sinergia che troviamo in studio con 143 Kore è unica e difficile da replicare. Avevamo già collaborato in passato, quindi è stato naturale ritrovare quella connessione che ci ha portati a lavorare insieme a questo progetto. Mr. Rizzus, invece, oltre a essere un amico, è un artista estremamente valido, con un background simile al nostro. Il rispetto che abbiamo per lui ci ha spinti a sceglierlo come unico featuring del disco. L’idea gli è piaciuta subito, ha accettato con entusiasmo e da quella collaborazione è nata “Gang Appeal”.

Le liriche di “MALAFFARE” sono dirette e senza filtri, un po’ come uno specchio crudo della realtà. Come vi siete preparati per scrivere testi che non solo raccontano la vita nei quartieri, ma che offrono anche una riflessione più profonda sulla società in cui viviamo?

Non c’è stata alcuna preparazione, non è una competizione sportiva: abbiamo messo nero su bianco una parte del nostro vissuto, spinti da un’urgenza comunicativa.

È stato un modo per far capire che si può provare ad uscire da un ambiente che, oggi più che mai, inghiotte tanti ragazzi che non hanno voce. Per noi, la musica è il mezzo più potente per creare connessione con chi vive la nostra stessa realtà.

È attraverso di essa che possiamo mostrare come la rabbia e l’oppressione possano trasformarsi in qualcosa di positivo: in un obiettivo da inseguire.

Le tematiche della marginalità e della criminalità giovanile sono centrali nel progetto. Pensi che l’industria musicale e il pubblico stiano finalmente iniziando a dare voce a queste realtà o c’è ancora un certo scetticismo nel trattare questi temi?

L’industria musicale ha iniziato a comprendere davvero la portata e la rilevanza di certe realtà, come dimostrano diversi artisti che, partendo da situazioni di marginalità, hanno raggiunto un grande successo negli ultimi anni.

È un segno del fatto che ciò che raccontiamo è reale ed è naturale che anche il mercato si stia adattando a questa evoluzione. L’industria si sta rendendo conto che la “popolarità” del problema genera flussi importanti, ma per noi l’approccio sarebbe lo stesso anche senza la possibilità di questo riconoscimento. Fuori dall’ambito musicale, però, esiste ancora un certo scetticismo, soprattutto su piattaforme o mezzi frequentati da un pubblico con un’età media più alta, dove i pregiudizi sono ancora forti.

Per questo crediamo sia importante continuare a raccontare tutte le sfaccettature della realtà che, in modi diversi, viviamo collettivamente.

La produzione di 143kore gioca un ruolo fondamentale nell’atmosfera del disco. Come avete scelto insieme le sonorità per accompagnare la vostra narrazione? C’è stato qualche suono o beat che vi ha particolarmente ispirato durante la realizzazione dell’album?

In questo disco ci siamo concentrati molto sul sound: ci siamo affidati a 143 Kore a 360 gradi, dalla produzione al mastering, inclusa la registrazione delle voci, per costruire insieme un’identità sonora capace di accompagnare al meglio ogni singolo brano.

Abbiamo avuto la possibilità di sfogarci completamente, riversando sui suoi beat tutto ciò che avevamo da dire, trovando così le sonorità più adatte a sostenere i nostri contenuti. Ci sono ancora argomenti che non abbiamo mai trattato nella nostra musica, ma per il momento sono al sicuro, registrati sul suo PC.

“MALAFFARE” esprime un punto di vista interno su questioni sociali spesso trattate con superficialità. Dopo aver completato questo progetto, come pensate che la vostra musica possa influenzare la percezione di chi ascolta, soprattutto in relazione alla realtà che avete voluto raccontare?

Sicuramente in questo progetto abbiamo cercato di indirizzare l’attenzione di chi ascolta verso le tematiche affrontate nelle domande precedenti, ma non abbiamo la pretesa di insegnare nulla a nessuno.

Ognuno, dall’ascolto dell’album, è libero di trarre le proprie conclusioni, interpretando il progetto in base al proprio vissuto e alle esperienze che lo hanno segnato. Non crediamo che la musica debba essere spiegata, bensì compresa.

Redazione

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