Interviste

KnowTheLegend e il ritorno del boom bap con “Corpo del Reato”

KnowTheLegend tornano dopo anni di silenzio con un disco che è dichiarazione d’intenti e atto d’amore verso l’hip hop più autentico.

Corpo del Reato è un progetto interamente autoprodotto, nato tra vinili, MPC e serate passate a scavare suoni. Un album ruvido, vero, vissuto, dove boom bap e vita si intrecciano senza filtri.

Ma è anche il simbolo di un’amicizia ritrovata, di un’identità che resiste. In un panorama musicale dominato dalla velocità e dall’estetica, loro scelgono la sostanza. La sincerità. Il suono di casa.

Corpo del Reato è un progetto che noi de IlRappuso abbiamo davvero amato. Ecco per voi l’intervista ai KnowTheLegend.

Il titolo Corpo del Reato è fortissimo e visivamente molto evocativo. Cosa rappresenta per i KnowTheLegend questo titolo? È una metafora delle vostre vite, della musica che fate, o c’è anche una lettura più sociale o politica dietro?

“Corpo del Reato” rappresenta in pieno la musica che vogliamo proporre.
In un momento storico in cui dominano le hit da radio e la musica usa-e-getta, noi scegliamo consapevolmente di restare fedeli a un suono boom bap, crudo e autentico. Il disco parla del nostro vissuto, dalla strada al quotidiano, toccando temi di vita reale, rivalsa e identità. È una metafora sì, ma anche un’affermazione chiara: questa musica, oggi, è quasi un reato. E noi siamo fieri di esserne i colpevoli.

Il suono dei KnowTheLegend affonda le radici nel boom bap più puro, con riferimenti dichiarati a Roc Marciano, Mobb Deep e Wu-Tang. In un panorama dove tutto corre veloce, quanto è difficile oggi restare fedeli a quella scuola senza risultare nostalgici?

Rimanere fedeli a sé stessi è difficile, ma necessario.
In Italia il boom bap è spesso visto come un “genere di nicchia”, mentre in America artisti come Roc Marciano, Westside Gunn o Boldy James lo stanno riportando alla ribalta. Noi non vogliamo adattarci a un suono che non sentiamo nostro solo per inseguire i trend. Facciamo la nostra musica con passione, anche se è più dura emergere. Preferiamo costruirci un’identità vera, anche se richiede più tempo e fatica.

Le produzioni sono interamente vostre, create con campionatori e Akai. Quanto conta per voi il controllo totale del sound? E quanto è importante, per un disco come questo, che la musica sia fatta a mano, sporca, vissuta?

Per noi, il sound dev’essere cucito addosso.
Ci ritroviamo ogni settimana: vinili sul giradischi, si campiona, si lavora sui suoni con cura maniacale. Ogni strumento che entra nella traccia viene scelto, suonato, esportato e poi trattato come una parte viva del pezzo. Componiamo con le mani, con le orecchie e con l’anima. Usiamo tutto: jazz, funk, soul, hip hop old school, persino vinili italiani anni ’60 e ’70. Il suono è nostro, vissuto e sporco come dev’essere.

Nelle tracce si sente chiaramente la tensione tra la voglia di rivalsa e una vena più riflessiva, quasi sentimentale. Quanto è difficile raccontare la vulnerabilità in un genere che spesso esige durezza e maschere?

Essere vulnerabili, per noi, è essere sinceri.
Non abbiamo paura di mostrare fragilità, emozioni, sentimenti. Siamo cresciuti in ambienti dove non esiste una vita facile o perfetta. Raccontare anche le debolezze è il modo più onesto per fare musica. Certo, abbiamo tracce più dure, grezze, ma sempre fedeli a ciò che abbiamo vissuto. Nessuna posa. Nessuna finzione. Solo realtà.

Dopo anni di distanza e problemi personali, vi siete ritrovati per creare questo disco. In che modo il processo creativo di Corpo del Reato ha influito sul vostro legame personale e sulla vostra identità di gruppo come KnowTheLegend?

“Corpo del Reato” ci ha riportato a casa.
Ci siamo ritrovati una sera a casa di Belt, partendo dal video di DISCLAIMER, e da lì abbiamo deciso di ricostruire tutto, ma con una nuova consapevolezza. KnowTheLegend non è solo un gruppo, è fratellanza. Siamo prima amici e poi musicisti. La musica ci ha uniti di nuovo, ci ha permesso di chiudere un cerchio lasciato aperto. Questo disco è un progetto vero, firmato da tutti e tre. È la nostra identità: musica fatta col cuore, con passione, con rispetto per l’ascoltatore e per noi stessi.

Selene Luna Grandi

Italian journalist, creative and public relator. I moved to London in 2015 after several years of experience as war correspondent for some Italian Newspapers. I write, promote and I'm involved in projects about Medicine, Health, Urban cultures, Environment.

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