Interviste

Zetas, “Cantiamo di quello che viviamo, viviamo quello che cantiamo” – Intervista

Didattica è il titolo del nuovo album della formazione salernitana Zetas. Un debutto atipico per due ragazze di periferia nate a cavallo tra i ’90 e i ’00. Invece di farsi ammaliare dai lustrini della trap e dalla moda dell’autotune caratteristici della loro generazione, puntano alle radici della cultura Hip-Hop e alle sonorità classiche del rap. Qualche domanda per loro sulle pagine de Il Rappuso.

Come mai Zetas?

Il nome ‘Zetas’ deriva dalla prima lettera della parola ‘zona’, un omaggio al nostro posto di appartenenza: la zona orientale.

Come vi siete conosciute? E come avete deciso di fare rap insieme?

Avevamo amici in comune, ma il nostro legame è nato al TheSquare, uno spazio per ragazzi che praticano tutte le discipline dell’hiphop. Fare musica insieme è stato quasi naturale per noi, andando oltre la sana competizione del rap game abbiamo deciso di unire i nostri sound.

Avete dei background diversi? Potete dire qualcosa su di voi?

Abbiamo sempre ascoltato musica da piccolissime, poi da adolescenti ci siamo immerse nella scena hiphop con le jam session, i block party, le battle di freestyle.. il rap ci è sempre piaciuto, lo sosteniamo e lo facciamo da sempre.

Quali sono gli ideali e l’identità che insieme portate avanti?

I nostri ideali si basano soprattutto sulla trasparenza e la credibilità. Cantiamo di quello che viviamo, viviamo quello che cantiamo. L’hiphop unisce, il rap può emanciparti ed è una grande soddisfazione per noi essere percepite come real.

Questo lo avete espresso nel vostro disco, Didattica. Come mai questo titolo?

Didattica perché per noi il rap è come una scuola: confronto, allenamento e dedizione. A dirla tutta la nostra generazione ha in parte vissuto un po’ male la scuola: chi non ha potuto inseguire i propri sogni, chi ha abbandonato, chi ha avuto alti e bassi ma comunque ne è uscito fuori; e tutto questo fa bagaglio, fa “scuola”, appunto.

Quali sono i contenuti o i temi che troviamo all’interno del disco?

Ci piace parlare del nostro quartiere e della nostra routine, ma anche di temi sociali importanti che ci sentiamo addosso in quanto ragazze di periferia, rappando a modo nostro. Ogni traccia è un concept a sé, ma sono tutte legate ai drammi e alle scintille della nostra generazione.


Come avete iniziato a lavorare con Tonico70?

Facendo rap al TheSquare, uno spazio a Salerno dove i ragazzi praticano le discipline dell’hiphop. Lui ha creduto nel nostro potenziale e abbiamo iniziato a lavorare al progetto Zetas.

Vi definite, in qualche modo, femministe?

Per noi tutti gli individui hanno pari diritti e dignità. Ci piacerebbe che questa domanda fosse fatta anche ai nostri colleghi maschi. Se noi siamo femministe, loro saranno maschilisti?



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