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Dl rilancio: ci sarà spazio per la musica?

In queste ore si discute il Decreto Legge “Rilancio”, attraverso il quale il Governo adotterà le misure necessarie ad affrontare la fase “post-Covid19”, si parlerà anche dei lavoratori dello spettacolo?

La crisi lasciata dal lockdown si preannuncia pesante e le previsioni economiche sono tra le più negative di sempre (si prevede un crollo del PIL di oltre l’8%), sono necessarie quindi molte misure a sostegno di imprenditori e famiglie, ma si sta pensando a tutti oppure ci sono categorie non ancora incluse nella discussione?

Gli addetti ai lavori e gli artisti ormai da settimane pregano il Governo di pensare ad una manovra che comprenda anche i lavoratori del terzo settore “culturale ed artistico”, dei provvedimenti di tutela che possano salvaguardare persone e aziende che fino ad ora, oltre a non avere voce in capitolo, non hanno ricevuto neanche un centesimo.

La vita insomma sembra ricominciare, seppur gradualmente, per bar, ristoranti, musei, settore dei trasporti e del turismo ma non per la filiera musicale.

Parte così un’iniziativa (l’ennesima), che tenta di dare voce a tecnici, autotrasportatori, produttori, editori, autori, cantanti, performer, ballerini, dj, producer e manager (chiedo venia se ho dimenticato qualcuno nell’elenco), che operano nell’industria musicale e che generano un fatturato di oltre 3.7 miliardi di euro all’anno.

Eppure fino a questo momento non è stata erogata nessuna forma di sostegno tangibile per chi ha chiuso i battenti l’11 marzo e che quindi è rimasto senza introiti per 3 mesi (e chissà per quanto altro tempo ancora).

Gli operatori di settore, avevano mostrato un cauto ottimismo all’inizio della fase 2 (subito rientrato), perchè seppur i media abbiamo abbondantemente parlato della movida (Covida N.d.r), nessuno o pochissimi di loro hanno affrontato la questione concerti e discoteche, se non in modo marginale e rimandando il tutto a quando “la situazione sarà più tranquilla”.

La musica e l’arte vengono ancora associate a qualcosa da fare nel tempo libero e di non troppo serio, a volte persino dannoso.

Insomma alla stregua di uno Slow Loris (per chi non lo conoscesse è un primate dalle movenze un pò goffe che sembra veramente tenero, ma che se innervosito secerne del veleno dai gomiti).

Molti di voi infatti avranno aperto l’articolo solo per l’immagine del primate (avete fatto bene, è carinissimo N.d.r), tuttavia ho scelto questo animale non perchè sia lento (la nostra industria non è lenta, è semplicemente poco propensa al rischio d’investimento), ma perchè ha inquietante similitudine con il pensiero che molte persone (ed Amministratori locali e non), hanno dell’industria musicale.

Qualcosa di poco serio, poco affidabile, un passatempo frivolo, ma non solo.
La musica e gli ambienti dove la si propone molto spesso sono additati come covi di pusher, luoghi della perdizione dove può succedere di tutto e che addirittura in qualche caso agevolano o incitano al consumo di sostanze stupefacenti.

Nasce così l’hashtag #SENZAMUSICA, che punta a dare voce agli operatori di settore.

Invitiamo quindi tutti quanti (oltre che a salvare nella galleria delle immagini del tenerissimo Slow Loris), a diffondere l’hashtag per contribuire alla causa, nella speranza che qualcuno ascolti la voce di chi vive ancora nell’incertezza di una riapertura e che è fermo da mesi.

Quello che si chiede al Governo sono date certe circa la riapertura dei contenitori musicali (grandi e non) e sostegni concreti agli operatori di settore.

V

V nasce a Roma e sin da bambina, quando si divertiva a scratchare con gli inconsapevoli vinili di Mina acquistati in gioventù dalla madre, capisce che il suo scopo nella vita è conoscere quanti più suoni possibili (oltre a quello di essere bannata dalle pagine Facebook della Lega ovviamente). Influenzata dalla scena raver dei primi anni 2000 ama il suono della cassa a 4/4 avvolta da un sub sinusoidale. Manager e co-founder de “Il Rappuso”, attualmente lavora come producer e dj.

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