Interviste

Intervista a Turi Moncada

Lo scorso 15 aprile 2022 è uscito in digitale “Moncadas”, il nuovo album di Turi Moncada. Al secolo Salvatore Moncada, il giovane artista palermitano fa parte del collettivo Gorilla Sauce e da poco è anche nel roster de La Victoria Records, neo-etichetta fondata da St. Luca Spenish (che ha a sua volta pubblicato in questi giorni “Sensation”, il suo nuovo album strumentale) e da Simone Barbieri.


Con “Moncadas” sancisce il suo debutto solista con un album vero e proprio: la “S” che compare nel titolo al fianco del suo cognome, infatti, evoca il tema ricorrente della famiglia, ma anche le molte sfaccettature nello stile musicale di Turi Moncada, che si evidenziano in ogni brano del disco.

Turi Moncada ci ha colpito per la sua versatilità nel fare rap senza limitazioni di sonorità o di ispirazione: nell’album troviamo brani club al fianco di testi conscious e soprattutto dedicati alla sua terra, la Sicilia. Suggeriamo infatti l’ascolto di pezzi come “La parola con la M”, che richiama il tema della mafia in Sicilia vista da un punto di vista assolutamente inedito, oppure “U sai”, in cui usa il dialetto e di cui abbiamo voluto chiedergli di più.

Leggi la nostra intervista!

Come è cominciato il tuo percorso musicale?

Ciao ragazzi, ho cominciato a scrivere già a 13 anni, la passione per il rap è iniziata anche prima. Dal 2017 mi sono fatto notare nella mia città facendo le aperture ai live di diversi artisti e nello stesso anno ho fondato con Nevra il collettivo Gorilla Sauce, che è il team con cui tuttora lavoro.

Nei tuoi brani alterni il tuo dialetto con l’italiano, cosa ti porta in un brano a scegliere l’uno rispetto all’altro?

Dipende tutto dalla sensazione che mi trasmette il beat, mi piace scrivere in entrambi i modi, forse con il dialetto riesco a essere più crudo e di impatto mentre con l’italiano riesco a sviscerare meglio i concetti!
Utilizzando il siciliano riesci ad ottenere delle assonanze molto simili alla lingua inglese, facciamo riferimento in particolare alla traccia BBB.

Quanto credi che il tuo dialetto sia un valore aggiunto?

Sono contento che abbiate notato questa cosa perché è esattamente l’obiettivo che volevo raggiungere. Nonostante sia una lingua riconosciuta, dalle mie parti molti non si sognerebbero mai di farci le canzoni, io invece penso che sia un’arma in più per differenziarsi dagli altri artisti. Certe espressioni vengono meglio in dialetto, il trucco poi è farlo suonare internazionale e molte persone hanno apprezzato.

Che valore ha la Sicilia nella musica di Turi Moncada?

La Sicilia ha un valore importante nella mia musica perché è l’ambientazione di molte mie storie. Un odi et amo continuo, una terra piena di contraddizioni ma volente o meno il mio cuore è qui.

Moncadas è il tuo primo album per La Victoria Records, puoi svelarci di più di questa realtà?

La Victoria Records è l’etichetta fondata da Spenish e Simone Barbieri, è nata da poco e sono uno dei primi artisti del roster. Stiamo lavorando a tante cose, Spenish non ha certo bisogno di presentazioni e per me è gratificante essere supportato da lui.

Come nasce un brano di Turi Moncada e a quale tipo di sonorità sei più affezionato o
su quale scrivi più facilmente?

Solitamente ci ritroviamo in studio con i ragazzi di Gorilla Sauce, produciamo insieme o magari porto qualcosa di abbozzato e lo definiamo. Non ho un genere preferito, cerco di fare un po’ di tutto ma reinterpretandolo a modo mio. Lavoro con 3 producer principalmente: alex3o5, Valentino e yahweh e data la sintonia che abbiamo riusciamo a fare brani completi anche in poche ore.

Nel tuo album ci sono diversi ospiti, come nascono queste collaborazioni?

Per questo disco ho voluto collaborare solamente con i membri del mio collettivo con cui condivido lo studio, Frank Popa, Issel e Nevra. Sono tutti e tre di Palermo e quando siamo insieme siamo tipo gli Avengers, ognuno ha la sua personalità ma puoi percepire il filo rosso che ci lega, facciamo la Sauce.

I tuoi progetti futuri?

Ho cominciato a lavorare alle nuove cose, il mio obiettivo è fare più musica possibile, non voglio fermarmi. Questo disco è un biglietto da visita ma ho ancora tanto da dimostrare. Un nuovo progetto potrebbe benissimo uscire anche quest’anno!

Federico

Steek nasce in un piccolo paesino della Sardegna negli ’80 per poi emigrare con la valigia di cartone e una sfilza di dischi hip-hop nella capitale. Durante la seconda metà degli anni ’90 viene folgorato dalla cultura hip hop in tutte le sue forme e discipline, dapprima conoscendo il rap Made in USA, arrivando poi ad appassionarsi al rap Made in Italy grazie ad artisti storici, quali: Assalti Frontali, Otr, Colle der fomento, Sangue Misto e molti altri. Fondatore della page “Il Rappuso” che lo porta a collaborare con tutta la scena rap underground italiana, mette la sua voce e la sua esperienza al servizio di LOWER GROUND con la trasmissione che prende il nome dalla sua creatura “IL RAPPUSO”.

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