IntervisteRap italiano

Alda, voce degli Expat che con Tana Libera Tutti – Intervista

Io lo sento che Alda fa fatica a parlare. Forse è più semplice per lei scrivere due rime e rapparle in studio in un disco come “Tana libera tutti” piuttosto che raccontare di se stessa all’interno di un’intervista tediosa come tante. Fra le righe, anche quelle in rima, si percepisce frustrazione, rabbia, un senso di nausea, vergogna.

Quando emigri in un posto nuovo e improvvisamente devi fare i conti col fatto che gli indigeni ti reputano diversa, inferiore e devi lottare per far vedere che anche tu vali e anche tu hai il diritto di esistere e di esprimerti, solo in questi casi si può davvero capire come si sente, molto probabilmente, Alda.

Sto scrivendo questa introduzione dopo 16 ore di shift in redazione in un paese che non è il mio. Il mio primo ostacolo, anni fa, era stata la lingua. Poi sono arrivate le diversità culturali, finché ho capito che l’omertà, la finta educazione, la repressione dei sentimenti e lo stacanovismo anglosassone non avrebbero fatto di me una British. Sono straniera e me lo fanno notare da anni ogni singolo istante, anche quando cerco di farmi piacere una tazza di Tè con il latte o anche quando la migliore, di fatto, nel lavoro che svolgo. Nonostante i miei sforzi, le lotte interiori in silenzio, le dimostrazioni di merito resto una “mangia pasta”, una “bunga bunga” Italiana.

Mi rivedo in Alda. Nel suo non volersi necessariamente identificare con una Nazione. Perché d’altronde, qual è davvero casa nostra? Cosa ci da la nostra terra di origine, rispetto a quella in cui poi formiamo il nostro carattere? In quale parte del mare, c’è la nostra identità se in realtà ci sentiamo semplicemente abitanti del cosmo? Sono come lei nel non volermi focalizzare sull’essere donna o meno come si percepisce dalla citazione in “Preconcetti”. Perché infondo siamo prima individui e poi siamo esseri sessuati. Io voglio essere rispettata qui e altrove come persona. Poi forse posso sentimi donna. Sono stata spesso, e lo sono tutt’ora, in un vortice che miscela la vergogna (di cosa poi?) e la voglia di rivalsa.

Il disco di Alda, il suo primo disco di esordio per Asian Fake distribuito da Sony Music, porta il titolo “Tana libera tutti”. Ve lo ricordate il gioco del nascondino? L’ultimo bambino che non era ancora stato scoperto, poteva uscire dal suo nascondiglio, arrivare alla tana e semplicemente pronunciando “Tana Libera Tutti!” poteva in un colpo solo liberare se stesso e tutti gli altri. Il disco di Alda fa questo. Rivendica lo status degli Expat che, come me, gli altri chiamano “diversi”.

Copertina ufficiale di Tana Libera Tutti di Alda

Nel pezzo “Occhi di Gatto” parli di identità dicendo di non sentirne una in particolare. In cosa però, come persona e artista, ti ha influenzato l’Albania e in cosa l’Italia?

L’emigrazione non è stata facile e ha contribuito nel farmi sentire un pesce fuor d’acqua. Non so dire precisamente in che cosa mi abbiano influenzata l’Italia e l’Albania, ma di sicuro il passaggio tra un luogo e l’altro ha provocato in me un senso di smarrimento che ha condizionato la persona che sono e la musica che faccio. Entrambi i luoghi mi ricordano la poesia.

Come hai scoperto il Rap e come ti ci sei avvicinata?

Da bambino mio fratello si ascoltava un sacco di Rap Americano ed è grazie a lui che mi ci sono avvicinata. Andavamo in biblioteca a stamparci i testi e le traduzioni dei pezzi che ci piacevano di più, per rapparli e per capire le parole. Ho iniziato a scrivere ancora prima di conoscere il Rap Italiano, al quale mi sono avvicinata seriamente solo qualche anno dopo.

Come hai sentito che era il momento di uscire con un progetto discografico?

Per me, finalizzare un progetto è un modo per mettere un punto ad una fase della propria vita, per iniziarne una nuova. “Tana Libera Tutti” è il vocabolario delle emozioni che ho assimilato durante questi anni di vita, e che ad un certo punto ho avuto bisogno di gettare fuori. Parlare da soli è importante per conoscersi, ma a lungo andare può diventare frustrante. Nella condivisione, si possono scoprire tantissime altre cose.

Mi fai un commento sul titolo “Tana Libera Tutti” e sulla copertina?

Nelle regole del nascondino, solo l’ultima persona rimasta in gara può gridare “tana libera tutti”, liberando così i giocatori precedentemente scoperti. In tantissime occasioni mi sono sentita ultima e questo EP è un modo per dare per la prima volta un valore alla mia voce e a quella di chi ha ancora paura di parlare. La cover è di Michele Nannini, ed è pazzesca. Il viaggione che mi sono fatta durante la realizzazione di questo progetto, lui l’ha fatto con me e quindi sapeva perfettamente che cosa volevo esprimere. La cover parla dell’EP.

Mi viene da chiedertelo. Ti senti integrata e accettata in Italia? Mi riferisco anche al pezzo Preconcetti.

Come dicevo prima, emigrare è stato difficile. Io e la mia famiglia non ci siamo sentiti accolti dall’Italia, perché da subito abbiamo dovuto fare i conti con persone che ci hanno fatto sentire il peso di non essere uguali a loro. Da bambina ho avuto pochi amici, e gli unici che avevo, provenivano tutti da altri paesi. Riuscivo a creare un legame solamente con chi si sentiva emarginato come me. Oggi capisco che il problema non è dell’Italia, ma del mondo intero.

Qual è il pezzo a cui sei più legata in “Tana Libera tutti”?

”Millepiedi” è il pezzo che amo di più ed è quello che descrive la parte migliore di me, ovvero quella solida che mi spinge a resistere. È facile buttarsi giù quando le cose vanno male, e spesso mi capita di farlo. È molto piu difficile invece, accogliere il dolore e lavorare sulle proprie fragilità per renderle punti di forza. In “Millepiedi” non voglio nascondere le ombre, ma semplicemente cercare di capire di che cosa sono fatte, per comprendere meglio da dove arriva la luce.



Selene Luna Grandi

Italian journalist, creative and public relator. I moved to London in 2015 after several years of experience as war correspondent for some Italian Newspapers. I write, promote and I'm involved in projects about Medicine, Health, Urban cultures, Environment.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.

Pulsante per tornare all'inizio