IntervisteRap italiano

E.L.F.O., il ritorno con Dream – l’intervista

Dopo la pubblicazione di Grafite nel 2019, E.L.F.O., rapper di Reggio Calabria attivo dal 1998 e da anni ormai con base a Ferrara, pubblica oggi il suo secondo disco solista ufficiale dal nome Dream.

Il disco, fuori per l’etichetta ravennate PMS e distribuito da Virgin Music, contiene undici tracce dal sapore tipicamente Hip-hop influenzate dallo stile unico e Raggaemuffin di Elfo. Il disco, fresco e genuino, alterna brani con pianoforte e voce a brani puramente dance sempre in linea con un concept impegnato.

Insieme al disco, che contiene i featuring di Martina BorsariKrizoo, Dj D.Lo.Z., Lane, Chiara Bincoletto, OnlyCustomBeats, Zeus One, Max Fogli, Ares Adami e Klacat, esce il video del quarto singolo estratto, Ora feat Jei En. Il video, realizzato da Sound&Light (PMS Studio), è stato girato all’interno di un teatro che valorizza gli aspetti cupi e riflessivi legati al brano.

Insieme al tuo nuovo disco siamo rimasti folgorati da Ora, il quarto singolo estratto. Come mai hai scelto proprio questo brano da far uscire insieme al disco?

Effettivamente ero indeciso, l’ultima parte l’ho scritta mentre stavamo registrando in studio e non mi piaceva molto la chiusura! Quando ho sentito il brano finito ho avuto i brividi. Quei brani che ti fanno riflettere già dal primo ascolto, inizi a cantare senza smettere, mai d’ascoltarlo. JEI EN ha dato quel tocco che solo una donna può dare.

Mi dici qualcosa sul videoclip?

Il video abbiamo pensato di farlo molto semplice, puntando molto sull’effetto dream, sulla parte onirica. L ’oscurità, due persone …  il resto lo fa il brano. Abbiamo cercato di fare una video centrato sulle figure principali. In questo caso si può dire che il video accompagna il beat e non copre il beat. Il video è realizzato da Sound e Light (PMS studio).

Come sei entrato in contatto con l’etichetta ravennate PMS? Questo non è il primo disco che esce insieme a loro giusto? Che tipo di rapporto avete?

Avevo mandato l’album precedente Grafite a qualche etichetta e la risposta non è stata entusiasmante offrivano cose che non collimavano con le mie. Poi Savio Russo, un ragazzo che lavora come speaker, mi ha fatto conoscere Raffaele Montanari. L’inizio è stato un po’ difficoltoso,dopo pochissimo c’è stato il covid e per la musica non è stato un bel momento, soprattutto per i piccoli. Poi, come dicono a Ferrara, abbiamo preso le misure. Rapporto di stima reciproca. In quei momenti di difficolta siamo usciti con “Tutto ciò che loro non dicono”. Il video l’ho fatto grazie al mio lavoro che mi ha dato la possibilità di spostarmi in quel periodo. In breve, la gente mi mandava i messaggi da tutta Italia. Il brano era su tutte le coop, i tigotà, i mec. Ci ha fatto capire che eravamo sulla strada giusta e abbiamo continuato così cercando di migliorare sempre.

Quali sono le differenze fra Dream, il tuo nuovo disco, e il tuo disco precedente, Grafite, uscito se non sbaglio nel 2021, che, come hai detto, è stato nel periodo della pandemia?

Le differenze sono enormi, sono cresciuto a livello di consapevolezza. Quando sono rientrato nel rap, dopo esperienze alternative musicali, due libri e tante altre cose ero perso, non sapevo da dove iniziare. I singoli erano usciti prima, periodo covid. L’album è andato forte nel tempo, non subito appena uscito. Tanta gente lo ha ascoltato in questo periodo, facendomi i complimenti ma è un po’ come un vecchio diesel, te lo godi nel tempo. Dream è sempre eclettico come album perché questo è il mio stile, ma sono cambiate le sonorità, come è giusto che sia, e gli argomenti. Il nuovo singolo, ad esempio, ci riporta al suono originale, quello che ti fa cantare a squarcia gola …  il classico brano con un testo serio, ma una sonorità classica avvolgente.

Dream richiama il concetto di sogno. Ti senti un sognatore?

Quando perdi tuo padre a tre anni morto ammazzato, tuo fratello ucciso per mano della ndrangheta, ti sparano e rischi tre quattro volte di morire … ti conviene sognare. Se non fossi un sognatore non sarei vivo! Scusa mi viene da ridere per come sono riuscito a metabolizzare tutto attraverso il rap. Un giorno eravamo andati a fare foto per un singolo e un ragazzo mi dice “incredibile come sei riuscito a trasformare tutto il tuo trascorso in positivo”. Il potere della musica. I sognatori hanno cambiato il mondo. Questa è la frase che utilizzo più spesso. Ti rispondo con una rima: “Noi volevamo fare la rivoluzione, abbiamo cambiato noi stessi cambiando dimensione, con un suono sempre in testa sound of da police dopo calci e pugni resto love and peace”. Ora sogno di arrivare a più ragazzi e ragazze che magari stanno vivendo quello che ho vissuto io. Un testo in quel caso può fare davvero tanto.

Qual è il pezzo a cui sei più legato del disco e perché?

Il cielo non esiste. È una vera e propria ode alla vita. Quando nella vita perdi le persone più care ti si crea uno squarcio che difficilmente riesci a coprire. In quel caso solo i sogni ti possono salvare e se smetti di sognare smetti di esistere.” Perché il cielo non esiste, questo è solo un labirinto fatto di lacrime e d sogni anche se tutto variopinto”.

Rispetto a quando hai iniziato tu sono cambiate tantissime cose.

È cambiato il mondo. Prima compravi un disco, lo ascoltavi, lo riascoltavi, lo consumavi e guardavi bene prima di spendere i soldi, perché se poi fosse stato un flop ti avrebbero girato un po ’ coglioni. Ora la musica va talmente di fretta che non hai tempo di ascoltare le frequenze, sono tagliate. La qualità si è abbassata. Ma chiaramente non è tutto negativo. Come in tutte le cose. Arrivi a tanta più gente con la musica in streaming. Il problema è quanto dura tutto questo? Tanti si sono lasciati trasportare da avere follower comprati pur di apparire, fai tre brani al mese per soddisfare il mercato, ma poi la qualità s’abbassa e qual è il risultato finale?

Tu perché fai ancora rap?

Io faccio rap perché la mia anima me lo chiede. Ho provato a starne fuori ma dopo un po’ il signor rap mi prende dall’orecchio e mi riporta dentro. Questa è l’immagine che vedo dentro la mia testa. (n.d.r. Ride!).

Da qualche tempo so che stai facendo una bella esperienza nelle scuole. Ce ne parli? 

È nato tutto per caso. Sono andato a fare una riabilitazione a una persona, che è la mamma di una prof, Antonella Cosentino, proprio calabrese come il sottoscritto. Ci siamo fermati a parlare, mi ha detto: “perché non vieni a parlare della tua storia a scuola, fai sentire qualche brano?”. Mi sono emozionato tantissimo. Ora mi vogliono in altre scuole. Abbiamo deciso di scrivere un libro che parli della mia storia.

Domanda conclusiva: come riesci, da adulto, a bilanciare la vita personale (famiglia e lavoro) a quella artistica?

Bella domanda … me la faccio tutti i giorni pure io. Ho un lavoro che mi permette di gestire gli orari, mi organizzo. Pensa che quando ho fatto un live con altri artisti in giro per Bologna con il red city bus siamo arrivati in piazza maggiore e sotto c’era un signore che si è messa a urlare: “quello è il mio fisioterapista!” Prima avevo timore a parlare della mia musica perché il rap non viene visto sempre bene, ora sono “loro” che mi chiedono. Sai qual è la frase che mi dicono più spesso? A me il rap non piace, ma quello che fai tu sì. Grazie vi voglio bene, non potevo chiudere l’intervista diversamente.

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