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Intervista a Lord Madness: scopri il rapper preferito del tuo rapper preferito

Per chi non lo conoscesse Lord Madness è un rapper di Roma che inizia ad affacciarsi alla scena verso la fine degli anni ‘90. Membro di alcuni gruppi come i Codice Personale, i Defcode, gli Inquilini, negli anni successivi inizia a collaborare con artisti affermati della scena italiana tra cui Claver Gold, Brain (con cui ha prodotto l’LP Settimo Cerchio), E Green e Don Diegoh. Nei suoi dischi e nelle sue collaborazioni troviamo anche artisti  americani, come per esempio Jojo Pellegrino, Rustee Juxx, Young Dirty Bastard e Blaq Poet. Un ultimo punto da sottolineare è la sua presenza nella Carati insieme con altri artisti tra cui Brain, Kenzie e Warez, con i quali ha prodotto alcuni pezzi inediti.

Innanzitutto benvenuto da tutto lo Staff del Rappuso e grazie per aver accettato di parlare con noi.

Nomentano, quartiere di Roma è nominato spesso all’interno dei tuoi brani. Raccontaci che tipo di quartiere era quando sei cresciuto e cosa rappresenta per te.

Ho vissuto in diversi quartieri durante la mia vita, ma la mia provenienza è Nomentano, ovvero il posto dove sono nato, cresciuto e verso il quale nutro un forte senso di appartenenza. Questo è tipico e punto cardine negli Stati Uniti, dove la comunità viene sempre messa al primo posto, caratteristica che in Italia negli ultimi anni sta venendo a mancare.

Da dove e come nasce lo pseudonimo Lord Madness?

All’inizio mi chiamavo Mr Madness, poi ho voluto darmi un tono e in onore a Lord Finesse della DITC sono diventato Lord. Madness invece perché ho toccato alcuni picchi un po’ pazzerelli nel corso della mia vita. Si tratta anche di un rimando alla doppia personalità richiamata in alcuni miei pezzi, come ad esempio Michele v.s. Maddy o Disfunzionale Bipolare. Maddy rappresenta la parte che esorcizza determinate cose, invece Michele rappresenta il lato più conscious, più sofferto. Ricorda a tutti che prima di essere un artista sono Michele, una persona come tutte le altre.

Come hai iniziato ad approcciarti al mondo del rap e in generale dell’hip hop?

Ho iniziato ad appassionarmi per un’attitudine street, diversa dalla nascita in Italia del rap avvenuta con le posse. La spinta per iniziare a scrivere l’ho avuta sentendo rap americano e mi sono avvicinato all’hip hop italiano attraverso artisti mainstream come gli Articolo 31 e Jovanotti, che per assurdo ha fatto conoscere il rap a tanta gente in quel periodo. Ho sentito per la prima volta pezzi rap casualmente e con curiosità sono andato a cercare informazioni riguardanti questo nuovo mondo. Ancora non lo conoscevo, ma per la prima volta mi accorgevo della sua esistenza e che fosse a soli pochi passi da me. Cercavo di capire come si vestivano e avevo amici che facevano skate, ma a me piaceva giocare a calcio e andavo sempre in giro con il mio pallone. Mentre erano sulle rampe loro sentivano delle casette di rap tra cui i Beastie Boys. Ho provato con una tavola presa in un negozio di giochi a fare l’Ollie, ma i risultati sono stati negativi.

Raccontaci com’è stato il tuo approccio con la scrittura. Qual era il tuo modo di scrivere e le tue ispirazioni?

All’inizio ho provato a scrivere con le rime in are e mi sono avvicinato subito alla parte tecnica del rap ispirato e affascinato da grandi artisti come Busta Rhymes, Redman e Big L. Cercavo di sviluppare e approfondire la parte tecnica, come ad esempio il famoso extrabeat. Purtroppo mi sono reso subito conto delle difficoltà derivanti dalla lingua diversa, infatti cercavo di mettere più parole possibili in inglese pur di incastrare le parole come gli americani. Lord Madness non è solamente tecnica e ultimamente sto cercando di semplificare e diminuire gli incastri per comporre delle canzoni. Le canzoni sono quelle che rimarranno nel tempo e bisogna rendere i pezzi più appetibili per chi non ha un orecchio allenato. Dopo ormai vent’anni di carriera devo ammettere che mi sono preso delle grandi soddisfazioni con alcune mie strofe a livello d’incastri e contenuti.

Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato e cui ti senti più legato? In particolare al momento c’è qualcuno che ti ha colpito e vorresti consigliare ai nostri lettori?

Gli artisti storici cui sono maggiormente legato sono Redman, Kool G Rap (che verrà a Roma il 10 Giugno ed è obbligatorio esserci), il primo Eminem, Big L, Busta Rhymes. Al momento sto ascoltando molto Styles P (che ha appena fatto uscire un’EP con Talib Kweli e vi consiglio di ascoltarlo), Cassidy, Dave East e Young M. A.. Quest’ultima in particolar modo:  appena ho sentito Shiraq freestyle mi sono innamorato del suo stile gangsta. Un altro artista da poco venuto a Roma e con cui sto in fissa è sicuramente Uncle Murda.

Qual è il rapporto che secondo te intercorre e dovrebbe esserci tra il rap e il sociale?

Suono nei centri sociali di tutta Italia e sostengo ogni battaglia sociale, ma non ho mai fatto parte di una posse e non sono stato mai schierato a livello politico. Sono per il libero arbitrio: ognuno può e deve fare quello che vuole con la propria musica. Chi s’impegna socialmente vorrei però venisse davvero da certe situazioni, altrimenti non si hanno nemmeno le premesse per parlare di determinati argomenti risultando credibili agli ascoltatori. L’hip hop in Italia poteva essere rappresentato dal neomelodico napoletano che incarna in un certo senso il Gangsta Rap americano. In particolare penso che Roma e Napoli rappresentino maggiormente la street attitude, poi ovviamente è rappresentata anche in altre città e situazioni. Il mio quartiere è di fasci e coatti, che all’epoca comandavano e per farmi rispettare ho dovuto prendere parecchie botte, ma non sono mai stato zitto e ho sempre continuato per la mia strada incurante delle opinioni degli altri. Ognuno citando gli NWA dovrebbe “Express Yourself” quindi raccontare della propria vita, di se stesso e di quello che vive quotidianamente nella propria realtà. Chi hai i soldi per fare l’alternativo si veste da straccione, al contrario chi invece è povero non ti fa vedere questo lato, ma anzi cerca di nasconderlo.

Come pensi che possa essere definito il tuo stile? Come vorresti invece che fosse visto dalla gente?

La gente oggigiorno tende a etichettarti e questo ti rimane poi addosso per tutta la tua carriera. Io voglio variare e sperimentare sempre raccontando la mia vita, in particolare secondo me alcuni pezzi hanno bisogno di meno rime per sottolineare ed esaltare i concetti. Penso che Il Grande Addio e gli album precedenti siano molto commerciabili e che un artista debba provare ad allargare il proprio pubblico mantenendo la musica di qualità. Fare musica buona e venderla non è sinonimo di musica di merda e gli americani ne sono un esempio lampante. In America commerciale è parlare di ghetto, perché è quello che la gente ha vissuto e che vuole sentirsi dire. Non dobbiamo stupirci di trovare armi e mignotte nei video, proprio perché si tratta di uno stile di vita. Vorrei essere trasversale, ma in Italia sembra come un campionato di calcio o stai da una parte o dall’altra, come fosse un derby e se resti in mezzo, rimani schiacciato. L’importante è fare buona musica aldilà di tutto. In Italia contano molto i numeri e la gente tende a idolatrare e ascoltare sempre i soliti quattro artisti, con le stesse metriche e lo stesso stile. Noto molta ipocrisia e il darsi una pacca sulle spalle e che molti sorpassino e non comprendano in pieno la sottile linea di demarcazione tra public relation e leccata di culo. Anche in America i numeri sono importanti, ma per esempio Rick Ross ha messo sotto contratto un senzatetto come Isa Muhammad. Lo stesso ha fatto Eminem lanciando Westside Gunn e Conway, intravedendo in loro l’attitudine e la possibilità per fare il salto di qualità a livello di vendite. La cultura che in America è una questione di strada, invece in Italia è diventata la cultura del web. Penso che sia assurdo e anche un po’ triste e che si stiano perdendo sempre più le radici di questa cultura, che ormai troppo di frequente viene snaturata. In questo modo ci troviamo gente che scarica basi e paga featuring, che di conseguenza avrà un pubblico di ragazzini.  Un esempio potrebbero essere Trigger Tha Gambler o Smoothe da Hustler, che hanno entrambi pochissime visualizzazioni, ma nonostante questo sono rispettati e riconosciuti da molti esponenti di primo piano della scena americana.

A proposito di nuove uscite è fuori da poco il singolo M.A.D. Come mai questa scelta e dove possiamo trovarlo?

Del singolo MAD esistono due versioni: la prima la trovate sul mixtape da poco uscito Maddy Water e la seconda come inedito sulla ristampa di Suidicio in vinile. Inoltre di questo pezzo ho girato il video con la base di Double Jay, poiché quella di Maddy Water aveva la strumentale di Method e Redman. Il nome Maddy Water è un sottile gioco di parole con il terzo disco di Redman Muddy Waters.

Infine se vuoi anticiparci qualche tua collaborazione in uscita e qualche progetto che sicuramente avrai in cantiere. Su che piattaforme possiamo continuare a seguire e acquistare i tuoi lavori? Grazie per il tempo e per la disponibilità.

Per fare un veloce riepilogo: il mio ultimo disco ufficiale è il Grande Addio, da poco è uscito il Mixtape Maddy Water, la ristampa di Suicidio doppia in vinile con l’aggiunta dell’inedito MAD di cui c’è anche il video su Youtube. Ho finito di registrare la mia parte del mixtape con Sgravo che dovrebbe esser fuori entro settembre, invece dopo l’estate uscirà  un EP di 5-6 pezzi con Brain e Depha, giovane e talentuoso producer di Roma. Da tempo avevamo la volontà di fare questo progetto, ma tra gli impegni personali siamo riusciti solo ora a trovare del tempo. Questo progetto sarà più orientato verso la trap, una via di mezzo tra il classico boom bap e la trap. Sarà molto tecnico e proprio questo mercoledì avrò la session di registrazione. Ne approfitto per fare un saluto a mio fratello Brain.

Potete continuare a seguirmi sulla mia pagina Facebook e contattarmi direttamente per acquistare i miei lavori.

Un saluto a Federico ci vediamo a Roma che facciamo una xanax party e via.

 

Redazione

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