Oro e Acciaio: La Resistenza Culturale di Gio Lama e C.U.B.A. – Intervista

Oro e Acciaio è molto più di un semplice disco: è un manifesto di resistenza culturale, un viaggio tra metalli simbolici che incarnano valori profondi e contraddizioni del presente.
Il titolo stesso evoca la tensione tra la preziosità dell’oro e la forza dell’acciaio, concetti che si riflettono tanto nel suono quanto nei testi di un progetto nato dalla lunga esperienza e dalla visione artistica di Gio Lama e C.U.B.A. Cabbal.
In questa intervista, i due protagonisti raccontano come il passato e il presente si intrecciano, dando vita a un rap autentico, “inox” e senza compromessi, capace di evocare emozioni forti e di trasmettere messaggi duraturi. Tra la reinterpretazione di un classico e la cura maniacale per la produzione, la direzione visiva e il senso profondo dell’hip hop, Oro e Acciaio emerge come una dichiarazione d’intenti che sfida le mode e parla direttamente al cuore degli ascoltatori.
Scopriamo insieme le storie, le idee e le ragioni dietro questo progetto unico, raccontate da due artisti che da decenni portano avanti con coerenza e passione la loro visione del rap.
Il titolo dell’EP, Oro e Acciaio, sembra sintetizzare due mondi: l’oro come valore culturale e l’acciaio come forza. Come si riflettono questi concetti nel suono e nei testi del progetto?
Gio Lama: Penso che l’immagine migliore la dia proprio C.U.B.A. nel 98: “Cuore d’oro, pelle d’acciaio”.
L’oro è sempre oro, sotto terra o alla luce del sole, solo se ce l’hai nel profondo puoi tirarlo fuori, ma non puoi crearlo in nessun modo. Al contrario, l’acciaio, come un’armatura, va costruito, va forgiato, per proteggere quello che c’è dentro ed affrontare quello che c’è fuori.
Le rime ed i beat in questo progetto rispettano proprio questi valori: esternamente si presentano come pezzi da battaglia, ma dentro conservano concetti e messaggi di un valore inestimabile. Ogni rima, proprio come ogni campionamento, ha il suo ruolo ed il suo motivo di essere lì. Quando va tutto liscio questo tipo di rap non ha senso, ma da quello che vedo tutti i giorni intorno a me, avrà ancora lunga vita.
C.U.B.A. Cabbal: Il disco riflette due aspetti fondamentali di questi metalli. Uno è l’oro, che rappresenta la durata nel tempo, la sua incorruttibilità, il suo valore che aumenta col passare degli anni. Rimane se stesso anche sotto attacco degli “agenti” atmosferici: è intaccabile ed intoccabile.
L’altro è l’acciaio, che non si ossida, che persiste e resiste in ogni città. È la forza che mantiene il peso e sopporta il carico, per reggere la struttura portante, la base dell’opera che facciamo. Non è duttile né malleabile, non è come la plastica da plasmare e buttare.
Questo è RAP “inox”, dove le basi e le parole si fondono per trovare una mescola dura, una fusione metallo-carnale che arriva diretta sia nella mente che nel sangue, in una strana forma alchemica di trasmutazione che porta l’ascoltatore a trasformare il piombo in oro, ossia ad evolversi dallo stato grezzo, brutto, violento ed animalesco ad uno stato di essere “umano”, cosciente di dove si trova.

“Oro, acciaio e sangue” rilegge un classico del rap italiano. Come avete reinterpretato il brano di Lou X mantenendo la sua forza originale ma portandolo nel presente?
Gio Lama: Tutto nasce quando, dopo delle lunghe e complicate operazioni, sono riuscito a recuperare dei suoni contenuti nei floppy disk originali con cui Lou X aveva prodotto La realtà, la lealtà e lo scontro. Tra questi c’era anche il sample di Il mattino ha l’oro in bocca, ma con delle porzioni inedite non presenti nella canzone originale.
Una volta prodotto il beat è stato automatico proporlo a C.U.B.A., che ha subito accettato. Durante il processo produttivo mi sono preoccupato di realizzare una strumentale che per forza di cose fosse evocativa ma contemporaneamente non sembrasse una copia di quella originale.
C.U.B.A. Cabbal: Oro e Acciaio uscì nel 1998, in un tempo in cui molti non sapevano nemmeno che cosa fosse il rap. Era nel disco La realtà, la lealtà e lo scontro insieme a Lou X.
Oggi riesce con lo stesso nome proprio perché questi metalli durano nel tempo e non ne vengono intaccati. Durano nelle coscienze delle persone che hanno battuto e forgiato una mentalità indelebile, incisa a fuoco dentro il cuore di chi l’ha vissuto.
Un mondo di dannati tra ribellione e coraggio, impresso sulla pelle come un tatuaggio che durerà per sempre.

Gio, sei noto per le tue produzioni raffinate e minimaliste. In che modo hai lavorato con C.U.B.A. per creare un sound che fosse sia essenziale che evocativo?
Gio Lama: In verità, a parte il beat di Oro, Acciaio e Sangue, che come ho spiegato in precedenza ha avuto una genesi più particolare, gli altri rientrano assolutamente nel mio classico mood: è la stessa roba che produco normalmente.
Sicuramente nella scelta dei sample e dei groove ho avuto un occhio di riguardo per ciò che avrebbe funzionato meglio nella dimensione live, visto che è uno dei punti forti di C.U.B.A., e per i suoi gusti che ormai credo di conoscere abbastanza bene, visto che oltre a seguirlo da sempre, collaboriamo da circa 20 anni. Ma al netto di questo, sono i beat che produco normalmente.
C.U.B.A., la tua carriera affonda le radici negli anni ’90 con gruppi come Sistema Informativo Massificato. Come si inserisce Oro e Acciaio nel tuo percorso artistico e cosa rappresenta per te oggi?
C.U.B.A. Cabbal: Ho iniziato a fare rap negli anni Novanta. Ho fatto il disco con Sistema Informativo Massificato, che fu il primo esperimento crossover in Italia, quasi in contemporanea con i Rage Against the Machine, dove il nemico principale era la manipolazione dell’informazione di Stato.
Poi ci fu Costa Nostra, poi il rap militante internazionale con tante collaborazioni con MC della Francia, Spagna, Olanda, Grecia, ecc.
Tutti accomunati in un rap da combattimento, con poco ego e molta rabbia.
In poche parole, non mi sono mai fermato, perché per me il rap è come una via del guerriero: più la pratichi, più aumenta la tua esperienza e manualità applicata, che matura con il tempo.

Oro e Acciaio è descritto come “radicale, fuori dalle mode”. In un’epoca in cui il rap spesso punta all’hype, cosa significa per voi mantenere una coerenza artistica così forte?
Gio Lama: In tutta sincerità non vedo alternative, per me questa è l’unica via possibile. Questa cosa della musica è troppo importante per me per poter pensare di doverla snaturare per fare cosa poi, compiacere qualcun altro?
Tutto nasce dalla mia esigenza di esprimermi, e la manipolazione dei samples è il linguaggio che ho scelto. Se qualcuno si trova in sintonia con me, riesce a sintonizzarsi sulle frequenze del mio messaggio, per me è una cosa assolutamente positiva, ma non taglierò un singolo suono solo perché potrebbe essere “la mossa giusta”.
C.U.B.A. Cabbal: Ho fatto sempre la stessa cosa e la faccio pure oggi, perché descrivo e scrivo quello che succede a me e intorno a me, con la stessa fotta e la stessa carica.
Non lo faccio per il pubblico, né per soldi né per l’hype.
Non sono un rapper “stagionale”, o di quelli che si avvicinano al rap per fare successo. Questa gente cavalca l’onda della moda, ma poi, come un’onda, si infrange sugli scogli della vita.
Il rap è solo la schiuma di un mare chiamato hip hop. Chi vede solo il rap per dire che è un rapper non ci ha capito un cazzo. È solo una bugia, un orpello da fighetti, passatempo di benestanti.
Per me l’hip hop è come un albero. Ma oggi tutti vogliono il frutto, e nessuno annaffia le radici. E se muore la radice, muore l’albero. Il passato è passato, ma la memoria resta. Resta nei ricordi indelebili di chi lo sa, perché lo ha vissuto e non per sentito dire.

La direzione creativa è stata curata da BlackSmith per Marker383 Lab. Quanto è importante per voi l’aspetto visivo e grafico in un progetto musicale come questo?
Gio Lama: A questa domanda ti rispondo in veste di fondatore e label manager di Zona Brada Records, che poi è l’etichetta che ha prodotto questo disco.
Non devo certo dire io che in questa epoca la parte visuale ha un’importanza enorme, e che BlackSmith sia un grafico abilissimo, nonché un vero e proprio professionista del settore con la sua Marker383.
Ma nel nostro caso la questione acquista ancora più importanza, perché BlackSmith non è “il grafico con cui collaboriamo”, ma un vero e proprio membro di Zona Brada Records.
Quindi segue la genesi di tutti i progetti dall’inizio e dall’interno, riuscendo così a plasmare le grafiche intorno al disco in maniera organica e naturale. Ogni passaggio ed ogni linea sono funzionali a migliorare l’esperienza dell’ascoltatore proprio perché concettualmente crescono di pari passo alla musica.
Questo è successo con Liberaci dal mare, con Oro e Acciaio e succederà con i prossimi lavori prodotti da Zona Brada Records. In tanti, me per primo, hanno trovato emozionante la calligrafia nel granchio di Oro e Acciaio.
Oltre alla musica, Oro e Acciaio sembra un manifesto di resistenza culturale. Come vedete il ruolo dell’hip hop oggi nel raccontare e difendere la memoria collettiva?
Gio Lama: Io penso che la cultura Hip Hop abbia un gran potenziale sotto questo punto di vista, ma credo che lo abbiano tutte le forme d’arte, in generale. Allo stesso tempo penso che non possiamo attribuire a l’arte questo tipo di responsabilità, l’arte è fatta dalle persone, e solo se l’intento di queste persone è quello di mandare un messaggio chiaro e deciso, troveranno in essa il giusto mezzo.
C.U.B.A. Cabbal: Il passato è passato, ma la memoria resta. Resta nei ricordi indelebili di chi lo sa, perché lo ha vissuto e non per sentito dire. Oggi pure il cesso può fare successo con un buon Social Merda Manager, perché oggi conta l’apparenza. La gente vuole il personaggio, la musica viene dopo, purtroppo.
Il messaggio socio-politico è boicottato perché porta le persone a pensare, e chi ci comanda non lo vuole, perché ti preferisce schiavo, ignorante e manipolabile, creando sempre più divisione, razzismo e odio per aumentare il potere. E allora vaffanculo a tutti, pure l’algoritmo di Stato mi boicotta.

Concludendo, cosa sperate che l’ascoltatore porti con sé dopo aver ascoltato un ep come Oro e Acciaio? Un messaggio, una sensazione, una riflessione?
C.U.B.A. Cabbal: L’aspettativa è un’illusione, non me ne frega quello che deve succedere, succede. Io faccio quello che devo fare, e in questo caso sto rimettendo un po’ di benzina al motore del cuore della nazione dei dannati.Chi conosce la storia lo sa, chi si sta avvicinando consiglio di mettere da parte il pregiudizio e di ascoltare bene, con la testa e con il cuore, perché il vero rap è messaggio, solidarietà, lotta agli oppressori, è rivoluzione…E tutto il resto, come diceva uno, “sono solo canzonette”.
Gio Lama: Faccio il rap in Italia, la speranza è un concetto che ho abbandonato da un pezzo, anzi come diceva Monicelli: la speranza è una trappola! Detto questo, se scoprissi che tre persone in Italia, dopo aver ascoltato Oro e Acciaio, pensassero che forse il rap si può fare anche diversamente dal trend del momento, io ne sarei contento. Meno di tre no, sarebbe troppo poco.