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“Disordinata Armonia”: intervista a Macro Marco & Don Diegoh.

“Disordinata Armonia” è un disco che fresco di uscita, che già ha saputo impressionare in maniera positiva il pubblico e gli addetti ai lavori. Proviamo a comprenderlo meglio dalle parole degli artisti che lo hanno creato:

1.Macro Marco e Don Diegoh: siete tornati a lavorare insieme, in un progetto comune dopo anni. Cosa vi ha spinto a volerlo fare nuovamente?

DD: Sicuramente il brano XL e il conseguente “Radio XL Tour”: un format che abbiamo portato in giro cercando un equilibrio tra differenti forme di intrattenimento: club set, improvvisazione, boom bap, nuove sonorità e quel pizzico di imprevedibilità che tappa dopo tappa ha reso tutto speciale. Condividiamo un’attitudine che mi piace definire “sana” e unire le nostre forze in un album è stato un iter naturale.

MM: La spontaneità è stata sicuramente una delle componenti chiave di quello che, solo in un secondo momento, è diventato un progetto discografico. La musica è il nostro linguaggio naturale, non conoscevamo maniera migliore per analizzare questo periodo della nostra vita. Ad un certo punto abbiamo semplicemente deciso di raccontarlo.

2. “Disordinata Armonia” è il titolo di questo progetto. Cosa rappresenta per voi questo ossimoro?

MM: E’ come quando si scherza sul fatto che nel disordine più estremo sai benissimo dove trovare quello che stai cercando. Spesso troviamo il nostro equilibrio nella vita, proprio nell’essere equilibristi tra le cose della vita.

DD: Credo che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, abbia sentito la necessità di “mettere tutto a posto”: nel farlo, ti rendi conto che alcune cose non potranno mai avere un posto preciso eppure le collochi in qualche modo in uno spazio che è il tuo spazio vitale, provando a farle convivere per andare avanti. Scrivere “Disordinata Armonia” per me è stato questo: dare voce a tutti gli aspetti che caratterizzano il percorso di una persona comune.

3. Tre sono i feat. del disco, oltre alla collaborazione che vede Dj Shocca alle macchine. Artisti diversi tra loro come CRLN, Bunna e Killacat. Cosa ha fatto ricadere la scelta su di loro, tenendo conto della diversità che li distingue?

DD: Anche in questo caso possiamo parlare di “Disordinata Armonia”. Prendi ad esempio “Rimmel”, il brano con CRLN: sembrano due canzoni/atmosfere diverse eppure formano un’unica spina dorsale, convivono in un unico solco. L’idea di base era quella di non porci limiti e di evidenziare il talento e l’esperienza dei nostri ‘ospiti’.

MM: Lavorare su sfumature così diverse è stato anche uno stimolo non indifferente. Il “goal” era quello di sfruttare al massimo il grosso potenziale che le collaborazioni potevano regalarci, facendole diventare organo vitale della produzione e non facendole semplicemente “convivere” con il resto della canzone. Credo che siamo riusciti ad andare decisamente oltre il prototipo del “pezzo Rap con il ritornello cantato”.

4. Un disco corto, 8 tracce, ma pieno di contenuti e con molto da raccontare a chi ascolta. C’era un messaggio da lanciare nelle vostre intenzioni? Se si quale?

DD: Che il Rap è ancora una cosa bellissima, degna di attenzione e capace di essere una perfetta lente di ingrandimento della realtà e di tutte le sue contraddizioni. Il fatto che ci sia una ricchezza di contenuti è segno che per noi la musica viene ancora prima di ogni altra cosa.

5. Citando un brano del disco dal titolo “#NoFilter”, quanto è importante nella musica in generale e nel rap esprimersi senza filtro alcuno?

DD: Ma sai… non è obbligatorio. La nostra è una foto senza filtri, di questi tempi in cui se ne applicano molti. Ma non condanno chi inserisce nei testi contenuti di fantasia, perché è bello creare quelli che Eco chiama ‘Mondi possibili’. Scrivere (i testi e la musica) è un mestiere che comprende tante skillz. Essere reali è un’opzione, non l’unica strada da seguire.

MM: “Senza trama non ce l’ho una strategia”. Probabilmente saremmo noi a non essere credibili se non ci esprimessimo così. Infatti, di base, nel brano a cui tu ti riferisci, parliamo di noi, raccontiamo di noi, ma direi anche che ricordiamo qualcosa a noi stessi.

6. In una scena così variegata, spesso artisticamente divisa, dove collochereste voi “Disordinata Armonia”?

DD: nella categoria ‘Rap Italiano 2018’. Senza la paura che il Rap in Italia nel 2018 sia visto come vecchio, obsoleto. Tutt’altro.

MM: Amen.

7. Cosa vi auspicate per questo disco e cosa consigliereste a chi lo sta ascoltando

DD: Auspicavamo quello che sta succedendo. Abbiamo percepito da subito che c’era da parte di chi ha premuto play la voglia di ascoltare: i testi, i beats, le canzoni intese come prodotto finale. Non dò assolutamente per scontato questo aspetto. Non è facile ricevere delle attenzioni oggi e chi sta ascoltando non lo sta facendo superficialmente. Per me questa è una piccola vittoria.

MM: Se proprio dovessimo trovarci nella posizione di poter dare un consiglio, credo che sarebbe proprio questo: “prenditi il tempo che ti serve”.

Federico

Steek nasce in un piccolo paesino della Sardegna negli ’80 per poi emigrare con la valigia di cartone e una sfilza di dischi hip-hop nella capitale. Durante la seconda metà degli anni ’90 viene folgorato dalla cultura hip hop in tutte le sue forme e discipline, dapprima conoscendo il rap Made in USA, arrivando poi ad appassionarsi al rap Made in Italy grazie ad artisti storici, quali: Assalti Frontali, Otr, Colle der fomento, Sangue Misto e molti altri. Fondatore della page “Il Rappuso” che lo porta a collaborare con tutta la scena rap underground italiana, mette la sua voce e la sua esperienza al servizio di LOWER GROUND con la trasmissione che prende il nome dalla sua creatura “IL RAPPUSO”.

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