1974: Intervista a Dj Fede & Dafa
DJ Fede e Dafa sono tornati lo scorso 13 maggio sotto lo pseudonimo di Young Veterans, pubblicando il nuovo joint album “1974”. Il nuovo progetto, il cui titolo è dedicato all’anno di nascita dei due artisti, si presenta come la celebrazione di oltre vent’anni di passione comune, background e attitudine che accomuna questi due caposaldi della scena e della storia dell’hip hop italiano.
In “1974”, DJ Fede si misura sui suoi beat dallo stile sempre classico e intramontabile, mentre Dafa con le sue liriche ispirate ci trasporta in un racconto che ripercorre il vissuto dei due, dall’epoca di Area Cronica e Lyricalz fino alle loro lunghe e variegate carriere. Non mancano anche di raccontarci le loro passioni e il legame con la loro città, Torino. Leggi l’intervista!
La vostra è una formazione che nasce da alcune collaborazioni passate nei dischi di DJ Fede, ma in realtà la vostra amicizia parte da molto prima. Qual è il ricordo che vi accompagna l’uno dell’altro del vostro primo incontro?
Dafa: La prima volta che ho sentito parlare di DJ Fede fu a Torino in un locale dove suonava dell’ottimo Acid-Jazz. Credo 93/94. Solo qualche anno dopo ci siamo conosciuti a Novara, in pieno periodo Area
Cronica.
Dj Fede: Il mio primo ricordo risale al Blues Cafe di Novara, ero lì per un dj
set e ci siamo conosciuti, credo fosse il 95/96. Era veramente un momento magico per chi si approcciava alla musica rap
1974 è il vostro anno di nascita. Com’è fare hip hop nel 2022, come è cambiato il vostro approccio alla musica negli anni, visto che il mondo stesso della musica è cambiato?
Dafa: Ho sempre pensato che “Young Veterans” fosse l’ossimoro perfetto per noi, oltre che il mio personale omaggio a Prodigy dei Mobb Deep. Rappresenta perfettamente lo spirito di 1974. Un veterano del Rap che racconta gli anni ottanta/novanta con gli occhi di un giovane adolescente. Una volta trovato il concept tutto è stato più semplice e la mia scrittura è stata piuttosto veloce. Ma a 48 anni non è scontato
trovare gli stimoli giusti per scrivere un disco fondamentalmente underground. Sono mosso da una grande passione che mi permette di essere, ancora oggi, credibile in ciò che faccio.
Dj Fede: Per quando riguarda la parte produttiva è cambiata poco, io sono rimasto fedele al mio suono e al mio stile. Ci sono state delle piccole variazioni, oggi produco beatz più lenti, forse un po’ più scuri. La
musica mainstream è cambiata ma un certo tipo di rap è sempre vivo ed in buona salute.
Numerose e succose le collaborazioni nella tracklist. Come sono nate? Chi ha tirato in mezzo chi?
Dafa: Quando ho dovuto fare una scelta di cuore mi è venuto facilepuntare su Double S, Sab e Kiffa, a cui sono particolarmentelegato, dopo quasi 30 anni di amicizia. Diverso il discorso per Ape e Dope One: oltre ad apprezzare molto il loro modo di incastrare le rime, fanno parte di una categoria alla quale sono estremamente legato… parlano poco e scrivono tanto. DJ Tsura collabora da anni con Fede e lo abbiamo
voluto fortemente all’interno del progetto, mentre abbiamo affidato a Dee Jay Park l’Intro del disco ed a DJ Delta l’Outro.
Dj Fede: Ho lasciato a Dafa l’onore e l’onere di occuparsi di questo aspetto, io mi sono concentrato più sul mixaggio e il master.
Oltre alle storie personali, attraverso l’album e le parole di Dafa ci sono anche la celebrazione di altre passioni oltre la musica. Come mai un brano è proprio sul calcio? È una passione condivisa?
Dafa: Mi piaceva l’idea di raccontare quel calcio di una volta e che oggi non esiste più, profondamente romantico e legato agli anni ottanta, quando le partite cominciavano tutte la domenica pomeriggio
alle 3. Ho da subito pensato che Kiffa potesse essere la persona giusta per questo tipo di argomenti e non potevo fare scelta più azzeccata. D’altronde il calcio ha sempre avuto un posto di rilievo nella storia
dei Lyricalz, su tutti il pezzo Minuto per Minuto con gli ATPC del 1998.
Dj Fede: Io non seguo il calcio, mi sento tagliato fuori dall’argomento, ahahah!
“Le Strade di Toro” è invece un inno alla vostra città. “Fiero di esser nato dove sono nato” è sicuramente una dichiarazione d’amore, ma come tutte le più belle storie esistono anche i conflitti. Ci sono zone d’ombra nel vostro legame con la vostra città?
Dafa: Ho vissuto per più di vent’anni a Novara. Circa 4 anni fa ho sentito il bisogno di tornare a Torino, perché ne sentivo fortemente la mancanza. Quando lasci la tua città a 22 anni e ci ritorni a 44
l’impatto iniziale è drammatico. Tornare nel quartiere dove sono nato e cresciuto è stata un’esperienza difficilmente raccontabile. Tutto nuovo, tutto radicalmente cambiato. Ma Torino è magica, è tentacolare, è
tentatrice. Quando ricominci a viverla nel suo profondo ti rendi conto che non è così diversa da come l’hai lasciata. Le Strade Di Toro sono le strade che in questi anni ho riscoperto, raccontate e vissute da un ragazzino alla fine degli anni ottanta.
Dj Fede: Amo molto la mia città, mi piace, la conosco bene. Direi nessuna zona d’ombra, nel bene e nel male.
Per Fede: hai una velocità impressionante di produzioni e di uscite. Da cosa deriva questa tua caratteristica? Cosa ti spinge a non essere mai fermo per troppo tempo sullo stesso progetto?
Dj Fede: Ho parlato lungamente di questo argomento nella video intervista che ho realizzato per il canale di Aelle Magazine, uscita il 19 maggio. Mi soffermo molto sui progetti che realizzo, ma quando ne finisco uno parto subito con quello successivo. Non mi fermo mai, questo è il segreto della mia produttività.
Per Dafa: Lyricalz e Area Cronica sono stati importantissimi per il rap italiano. Oggi secondo te ci sono dei gruppi o delle realtà che nel tempo potrebbero essere ricordati alla stessa maniera?
Dafa: Se ancora oggi si parla di Area Cronica è perché stiamo parlando di qualcosa di unico e irripetibile. Qualità e quantità, forma e sostanza. L’insieme di persone giuste, nel posto giusto, nel momento
giusto. Nel ’96 quando abbiamo chiuso in studio De Luxe e abbiamo iniziato a girare per l’Italia come spalla dei Sottotono, eravamo ignari del fatto che eravamo tra i protagonisti di una delle più belle pagine
che si siano mai scritte nella storia del rap in Italia. Il logo con il vortice, visionario e avanti anni luce, il linguaggio tutto nostro, l’abbigliamento Int-row e Gotti. Tutto troppo bello per essere vero.
Nel corso degli anni diverse realtà hanno provato a seguire quel modello, una su tutte Blocco Recordz, con la quale ho collaborato per diversi anni. A oggi MxRxGxA mi sembra la roba più interessante in circolazione, sforna giovani di talento, e fa uscire una valanga di progetti ben studiati.
Insieme e da soli, avete comunque fatto un pezzo di storia dell’hip-hop italiano. C’è qualcosa che ancora vorreste sperimentare nel vostro percorso? O qualche nuova collaborazione che vi piacerebbe fare in futuro?
Dafa: Sperimentare non mi piace. Il mio approccio con la musica non cambia, non si evolve. E non si evolve volutamente. Al massimo migliora e matura. In questi giorni è uscito il nuovo progetto di Montenero con Gioielli, dove sarò presente in una traccia davvero micidiale. Ecco, Monte è un
rapper che si avvicina molto al mio modo di scrivere… ma non voglio anticipare niente. Sarò inoltre presente nel nuovo lavoro di mio fratello Giso targato Blocco Recordz e in diverse altre partecipazioni con rappers che stimo e rispetto. Con Fede la collaborazione continua perché il progetto Young Veterans non è che all’inizio.
Dj Fede: Sono molto contento di ciò che ho fatto in tutti questi anni, se mi guardo indietro non credo di aver commesso grossi errori e penso di avere un po’ di perle nella mia discografia. Sicuramente ci sono degli mc con cui vorrei collaborare, due su tutti Noyz Narcos e Marracash.