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STATO BRADERZ di Zeboh e Fulvio Kami. Tornare a casa con una Micra rossa

Ore 2:30 di qualche mese fa. Mi aggiro con la mia Nissan Micra per le strade di San Pietro in Lama, un paese salentino a me caro per averci passato molti anni della mia infanzia. Nelle casse ormai mezze scassate -i Korn a tutto volume fanno male allo stereo- mando in play per la prima volta Stato Braderz, di Zeboh e Fulvio Kami, uscito giusto il giorno prima.

Non avevo particolari programmi per quella sera, una birra, forse due nel solito locale leccese, poi casa.  Finire a girare su provinciali buie era l’ultima cosa che avrei pensato di fare, ma funziona così. Ascolti un pezzo -l’intro Allo Stato Braderz, un fomento nu-metal allo stato puro- poi il secondo, ti piace, metti il terzo e al quarto capisci che non ti fermerai fino a che non arriverai all’ultimo.

 

Sei capace di resistere?” L’inizio de Lu Vagnone continua a suonarmi in testa. Sei capace di resistere, di rimanere quando tutti gli altri parlano di andare via, con il sorriso sulle labbra che stona con il resto del viso? Zeboh ha parlato di quello che molti pensano in maniera confusa, mentre prendono un treno e “vanno su”, quasi un senso di colpa, come stessero rubando qualcosa dalla propria casa, come buttassero via loro stessi.  È l’ambiente che ci influenza, come sempre, ad ognuno le sue prove, per ognuno la risposta è solo una: “Ce la farai”.

Avete questa immagine in testa? Bene, stacco, schermata nera, prossima scena. Siamo a Lecce, qualche anno fa. Stato Braderz non nasce nel 2018. Ha origine molto tempo prima, nelle jam salentine, dall’incontro tra persone e dal fomento che erano e sono gli Illegal Meeting. Non si può spiegare davvero un disco –sempre che davvero si possa farlo- senza parlare del suo intorno. Siamo lontani dal music business montato ad arte. Siamo nel periodo della passione per un’attitudine come l’hip hop che radunava, ad ogni Illegal Meeting, centinaia di persone e dava un posto a chi praticava le arti o anche a chi, semplicemente, osservava. Ora, l’arte può farsi business? Certo che sì, deve, se ci si vuole continuare a dedicare anche quando arrivano conti da far quadrare e quando, alla base di tutto, c’è talento e dedizione. Scusate la digressione, spesso divago un po’ come mi pare.

Torniamo a noi.

Illegal Meeting, 2014 credo, primavera, vino, una rete che, incosapevolmente, andava formandosi. Ora, 4 anni dopo, nella mia Micra rossa, di notte, da solo, ascolto Calici di Vino Rosè, con Gentle T, South Uzi e Rotella, ascolto la strofa di Karlino in Liricu Nzallu, ascolto Sangue e Petali –con una bellissima riflessione sulla vita carceraria, contro le etichette appiccicate con lo sputo a persone che scontano la loro pena – e capisco che un disco come questo merita davvero tanto rispetto. E tanti ascolti.

Il sud è uno stato d’animo -cito qualcuno- e beato è chi lo sa cogliere. Saperci vivere non è scontato. Scegliere di prendere la via meno comoda, più difficoltosa, è una sfida verso te stesso e verso la società in cui viviamo, polarizzata sempre più verso i grandi centri.  È anche scegliere di avere la colpa, di convivere con la responsabilità che porta questo stato d’animo. Zeboh e Kami lo dicono forte in Non Mi Interessa. “Sono stato io”, capito? Per tutti coloro che cercano capri espiatori, la colpa è mia.

Stato Braderz è la storia di ragazzi che crescono, che diventano adulti passo dopo passo, ma se ne accorgono di botto. È lavoro, sudore, alcolici, domande e risposte che tardano ad arrivare. Sono le batterie delle strumentali di Fulvio Kami. Sono tutte le Divergenze che si sommano e ti dimezzano.

La Nissan Micra rossa adesso l’ho rottamata, al suo posto un’auto nuova, uno stereo che funziona meglio, ma la musica di cui ho bisogno non cambia. Zeboh, Fulvio Kami, Stato Braderz, mille di questi dischi.

 

Grafica di Matteo Meta

Redazione

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